Palermo, confiscati beni per 150 milioni al proprietario di una catena di supermercati

Il tribunale di Palermo ha disposto la confisca di beni da 150 milioni ai danni di un imprenditore nel settore dei supermercati.

Palermo, confiscati beni per 150 milioni al proprietario di una catena di supermercati

Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia hanno portato alla disposizione da parte del tribunale di Palermo di una confisca di beni per un totale complessivo di circa 150 milioni ai danni di un imprenditore della grande distribuzione: il sequestro, operato dagli agenti della Guardia di Finanza del comando provinciale, ha riguardato in primis la catena di supermercati Gamac Group srl, che di fatto gestiste tredici punti vendita disseminati sul territorio del capoluogo siciliano e annessa provincia.

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Alla confisca delle aziende e delle quote della società di cui sopra è stato inoltre disposto l’affidamento a un amministratore giudiziario di sette immobili, 61 rapporti bancari, cinque polizze assicurative e ben sedici automobili. In base a quanto emerso dalle indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nel corso delle quelli sono intervenuti anche collaboratori di giustizia e pentiti, l’imprenditore in questione, pur essendo di fatto incensurato, può essere ritenuto “colluso alla criminalità organizzata”, tanto da aver sempre operato sotto l’ala protettiva di Cosa Nostra.

Lo studio delle prove ha portato a una complessa ricostruzione che, a sua volta, ha fatto emergere una serie di vantaggi di natura economica e commerciale (come l’esenzione dal pagamento del pizzo o i mancati aumenti sulla cosiddetta “tassa mafiosa”) di cui l’uomo in questione ha potuto beneficiare grazie ai contatti con la famiglia mafiosa di Bagheria. L’imprenditore, descritto dall’accusa come “soggetto socialmente pericoloso”, è accusato inoltre di essersi rivolto ai malavitosi anche per liberarsi di alcuni socie e sbaragliare la concorrenza in modo da rafforzare la propria posizione economica; e di aver assunto parenti dei mafiosi “quale riconoscimento del loro determinante intervento in momenti cruciali nel percorso di espansione commerciale”, ha commentato l’accusa.