Pane e pasta aumentano e il grano viene svenduto: la denuncia della CIA

Il prezzo spuntato dai coltivatori di grano duro è inferiore ai costi di produzione, e gli agricoltori presentano una denuncia formale.

Pane e pasta aumentano e il grano viene svenduto: la denuncia della CIA

La filiera del grano duro, cuore pulsante della pasta e del pane italiani, sta vivendo un paradosso: mentre i consumatori vedono aumentare i prezzi dei prodotti finiti, gli agricoltori sono costretti a vendere il loro raccolto a un prezzo inferiore ai costi di produzione.

Per questo motivo, la CIA – Agricoltori Italiani della Puglia ha presentato una denuncia formale all’Istituto per il Controllo della qualità e la repressione delle Frodi (ICQRF) del Ministero dell’Agricoltura, accusando pratiche commerciali sleali.

I numeri del paradosso del grano

grano

I numeri, certificati da ISMEA, delineano una crisi profonda: produrre una tonnellata di grano duro costa 302,9 euro, ma nelle Borse Merci di Bari e Foggia il prezzo riconosciuto ai produttori è crollato a 280 euro. Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale, ha descritto così la situazione: “Nelle Borse Merci di Bari e Foggia le quotazioni del prezzo al produttore sono scese a 280 euro alla tonnellata. Vendendo il loro grano duro, i nostri produttori non recuperano nemmeno i costi di produzione, che si attestano a 302,9 euro alla tonnellata come ha certificato ISMEA”.

Perché Coldiretti sta guidando l’arrembaggio a una nave di grano canadese Perché Coldiretti sta guidando l’arrembaggio a una nave di grano canadese

L’analisi dei dati da parte di Sicolo è eloquente: “dal 2022, mentre il prezzo al produttore del grano duro italiano è diminuito del 44%, il prezzo della pasta è aumentato in media del 23% con punte più alte e quello del pane di oltre il 30%. I conti non tornano. C’è uno squilibrio evidente lungo la filiera e, a farne totalmente le spese, è il primo anello produttivo, quello senza il quale non ci sarebbero pane e pasta realmente realizzati con materia prima italiana”.

Continua il Presidente: “all’organismo di controllo del Ministero il compito di prendere in esame la nostra denuncia e di indagare sulle dinamiche che, negli ultimi tre anni, hanno portato il prezzo del grano duro al produttore da 50 a 28 euro al quintale. Le conseguenze di questo sciacallaggio perpetrato ai danni dei cerealicoltori sono già evidenti, con la crisi di migliaia di aziende cerealicole, ma saranno ancora più drammatiche qualora si dovesse pesantemente accentuare la tendenza già in atto di abbandonare la coltura del grano duro in favore di altre più remunerative”.

Lollobrigida non ha capito nulla sul grano coltivato in Algeria Lollobrigida non ha capito nulla sul grano coltivato in Algeria

A pesare sulla filiera è anche il massiccio ricorso alle importazioni: oltre il 45% del grano duro utilizzato in Italia proviene dall’estero. Sicolo ha aggiunto un appello diretto: “In questo scenario occorre non solo la corretta applicazione delle misure di Granaio Italia, ma sono necessarie risposte e interventi ulteriori e urgenti da parte di governo nazionale e Ue. Ancora una volta, inoltre, invitiamo i consumatori italiani a scegliere esclusivamente pasta realizzata al 100% con grano italiano, sia per tutelare la salute propria e dei loro cari sia per sostenere la filiera, i nostri produttori e la nostra economia”.