Stanno trapelando indiscrezioni sul testo della nuova Riforma fiscale del governo Meloni e fra i tanti rumors, oltre a un cambiamento delle aliquote Irpef, si fa strada anche la possibilità di ridurre l’IVA su alcuni prodotti alimentari di base, come pane, latte e carne.
Davvero ridurranno l’IVA su pane, latte e carne?
In teoria la nuova Riforma fiscale dovrebbe essere approvata entro marzo dal governo e poi a maggio in Parlamento. Successivamente ci vorranno almeno due anni per far approvare i decreti necessari per renderla effettiva (il tutto se il governo non cadrà prima, altrimenti si ricomincia ogni volta da capo).
Fra le tante proposte, oltre a una riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre (che non è necessariamente un bene: a seconda di come verrà formulata questa riduzione, c’è la possibilità che i redditi medio-bassi finiscano col pagare di più, mentre gli unici a venire agevolati saranno i redditi medio-alti), c’è anche quella della riduzione dell’IVA su alcuni beni.
La Riforma fiscale ipotizza di razionalizzare il numero e le aliquote dell’IVA. L’idea di base sarebbe quella di azzerare l’IVA su alcuni beni essenziali, cosa fra l’altro prevista anche dalla normativa europea, ma secondo Maurizio Leo, viceministro all’Economia, bisogna lavorarci su su questa ipotesi.
Se la proposta dovesse andare in porto, ecco che pasta, pane, latte, acqua, carne e pesce potrebbero vedere ridotta (o addirittura azzerata) l’IVA (ma nella legge di Bilancio non era saltata questa proposta?). Tuttavia ciò comporterebbe una spesa per lo stato fra i 4 e i 6 miliardi di euro. Che poi il problema è sempre lo stesso: se l’IVA venisse azzerata, davvero i costi di questi prodotti si ridurrebbero per i consumatori? O i prezzi rimarrebbero gli stessi, dando così un margine di guadagno maggiore ai commercianti, soprattutto a quelli che non hanno aumentato troppo i prezzi, ammortizzando loro stessi gli aumenti dell’IVA? Difficile a dirsi.
Un’altra cosa che il governo vuole fare è riordinare le aliquote dell’IVA. Adesso in Italia, a seconda del prodotto e della prestazione, abbiamo l’IVA al 4%, al 5%, al 10% e al 22%. Quello che il governo Meloni vuole fare è razionalizzare e semplificare la questione, allineandola con le norme europee. Inoltre si pensa anche di semplificare la questione detrazione e rimborsi, facendo in modo di pagare più rapidamente i crediti IVA.
Ovviamente è presto per gioire: quelle sul tavolo sono solo proposte che devono ancora essere esaminate e approvate. Quindi non è detto che il taglio all’IVA ci sarà o che avverrà come uno immagina. L’importante è che non finisca come il taglio sulle accise ai carburanti, che tutti promettono, ma nessuno mantiene.