Parigi, scivolone per il ristorante tristellato L’Arpege: critico trova un pezzo di plastica nel piatto

Succede che a Parigi, un critico che va a mangiare al ristorante tristellao L'Arpege per recensirlo si trova con un pezzo di plastica nel piatto.

Parigi, scivolone per il ristorante tristellato L’Arpege: critico trova un pezzo di plastica nel piatto

Può capitare. Cioè, non deve capitare, soprattutto se il tuo menu costa qualcosa come 490 euro (menu degustazione con bevande escluse), ma è capitato. A Parigi il ristorante tristellato L’Arpege del noto chef Alain Passard ha subito un brusco scivolone: un critico ha trovato un pezzo di plastica nel piatto.

L’Arpege è considerato uno dei migliori ristoranti del mondo (anche se già nel 2016 si parlava di un decadimento del locale e del fatto che non valesse più la pena spendere 400 euro per mangiare lì), con lo chef Alain Passard che, secondo leggende metropolitane, ispezione di persona personalmente ogni singolo piatto che esce dalla sua cucina.

Alain Passard

Questa volta, però, deve essersi distratto, perché un piccolo pezzo di plastica è sfuggito al suo occhio vigile. Sfortuna vuole, però, che quel pezzo di plastica non sia finito nel piatto di un commensale qualsiasi, bensì in quello di un critico gastronomico francese che si era recato nel locale per fare una recensione.

Stéphane Durand-Souffland de Le Figaro si era recato al ristorante e aveva ordinato un fiore di zucca (nel 2001 Passard aveva deciso di mettere da parte la carne, nonostante il ristorante fosse diventato famoso per i suoi arrosti, per dare una svolta vegetariana al locale. Di recente, però, i piatti a base di carne e pesce sono tornati nel menu). Di sicuro, però, non si aspettava che fosse un fiore di zucca con sorpresa, più precisamente un pezzo di plastica morbida di due centimetri.

L'Arpege ristorante

Ovviamente il critico non è stato per nulla tenero nella sua recensione (c’erano forse dubbi?). Quel pezzo di plastica è stata solo la punta dell’iceberg di un pasto che ha lasciato lui e i suoi compagni commensali con la sensazione di essere stati presi in giro. Secondo il critico, alcuni dei costosissimi piatti del menu degustazione, fra l’altro diventati un’attrazione turistica vera e propria, erano “banali”. Anzi: l’intera esperienza lo ha lasciato “perplesso”.

Secondo Durand-Souffland, Passard era passivo, senza energia, come se stesse facendo un lavoro di routine senza metterci l’anima. Il problema è che, una cosa del genere, a questi livelli e con questi prezzi è imperdonabile.

Per scusarsi della plastica nascosta nel fiore di zucca, ecco che un cameriere ha portato al critico uno dei piatti per cui Passard è diventato famoso, un mix di agnello e piccione da 215 euro. Il piatto, ispirato alle sculture di Thomas Grunfeld, noto per i suoi animali ibridi immaginari “Misfits” non ha però convinto Durand-Souffland: non ha ricevuto nessun brivido da questo exploit di Frankenstein.

La recensione si è dunque conclusa nell’unico modo possibile: “Tre stelle? Veramente?”. Secondo il critico, non c’è niente di peggio di una cena che ti rende triste. Ah, per inciso, Durand-Souffland per la cena ha ottenuto uno sconto di ben 68 euro.