Pasta, Vincenzo Divella: “Con le guerre vendiamo di più, ma ci saranno nuovi aumenti per il caro energia”

Caro energia, trasporti, e ora pure la guerra. Vincenzo Divella e i problemi dell'industria della pasta ai microfoni de La Repubblica.

Pasta, Vincenzo Divella: “Con le guerre vendiamo di più, ma ci saranno nuovi aumenti per il caro energia”

Pandemia, caro energia e ora anche la guerra Ucraina-Russia. Non sembra esserci pace in questo periodo storico e l’industria della pasta è tra quelle più colpite, come sottolinea in una intervista a La Repubblica il numero uno di Divella, Vincenzo Divella, che ha annunciato nuovi aumenti di prezzo.

Ma non è (solo) la guerra a preoccupare le casse della Divella, come spiega l’amministratore delegato “perché devo dire che con le guerre vendiamo di più. […] Di solito quando c’è una guerra c’è la corsa ad accaparrarsi cibo e acqua, c’è la paura di non avere più il prodotto primario. Devo dirle però che ho un altro problema in questo momento:  ho del grano tenero pregiatissimo, molto proteico, che serve per fare prodotti di pasticceria, acquistato dalla Russia. Parliamo di 30mila quintali costati circa 1,1 milioni di euro. Senza quello né io né altri, non sono il solo che compra in Russia, possiamo fare i dolci. La questione è che a questo punto non so se mi caricano quel prodotto”.

E sul prezzo della pasta, per il momento stabile, sono previsti nuovi aumenti poiché “a una flessione minima del grano è corrisposto un aumento vertiginoso di oltre il 400 per cento del gas e del 150 per cento di energia elettrica. Se continua così, dovremmo aumentare ulteriormente il prezzo della pasta da 5 a 10 centesimi al chilo”. E questo dopo un primo incremento di 30 centesimi che doveva compensare il raddoppio del prezzo del grano

E c’è anche il problema degli autotrasporti: “Nessuno esce per caricare grano, per consegnare pasta, per consegnare prodotti ai mangimifici.[…] Se non si sblocca questa situazione, le materie fresche già caricate andranno a male. Il molino che ha fatto due-tremila quintali di cruscami sa che non ha modo di conservarli a lungo. Altrimenti è costretto a fermarsi. È quello che potrei fare io. Fra un giorno sarò costretto a fermare molini e pastifici”.