Perché, di preciso, eliminare le cannucce aiuta l’ambiente

Cannucce di plastica: eliminarle aiuta l'ambiente, perché inquinano e sono superflue. Starbucks e McDonald's in prima fila

Perché, di preciso, eliminare le cannucce aiuta l’ambiente

Più di un miliardo di cannucce nei prossimi due anni: è questo il risparmio di plastica su cui il nostro ambiente potrà contare, grazie alla decisione di Starbucks, la popolare catena di caffetterie fondata da Howard Shultz nel 1971, dopo essere stato ammaliato dall’atmosfera dei bar italiani.

Come riporta Repubblica, l’azienda conta di eliminare le cannucce di plastica da tutti i suoi punti vendita entro il 2020, partendo dai locali di Vancouver e Seattle, la città che ha dato i natali a Starbucks, nonché prima metropoli degli States ad aver dichiarato guerra all’inquinamento, attraverso la rinuncia alla plastica monouso.

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Una presa di posizione esemplare, considerando l’arretratezza degli Stati Uniti nel settore, alla quale la catena di caffetterie ha risposto con decisione: le cannucce in plastica saranno sostituite da surrogati di carta oppure dagli usuali coperchi con beccuccio, ma in materiale compostabile. Questa, secondo Starbucks, sarà la “pietra miliare per raggiungere l’aspirazione del gruppo a un caffè sostenibile”.

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Nel frattempo, altri colossi dell’alimentare fanno la loro mossa: primo tra tutti McDonald’s, che conta di sostituire le famigerate cannucce di plastica in quelle di carta, entro il 2019, in tutti i suoi ristoranti dell’Irlanda e della Gran Bretagna.

Tutti i giorni nel mondo impieghiamo all’incirca un miliardo di cannucce, inventate negli anni Sessanta per rendere più colorate le nostre bevande. Un’invenzione superflua: u,sate e subito buttate via, con una vita media non superiore ai 20 minuti, mentre , questo è il dato che realmente conta, il tempo necessario perché una cannuccia venga assorbita dall’ambiente è conteggiato in centinaia di anni.

Allo stesso tempo, oltre un milione di animali marini muoiono ogni anno per aver ingerito plastica.

[Crediti: Repubblica.it]