Da oggi è possibile iscriversi all’albo degli influencer. Anzi, è obbligatorio, nel caso in cui si appartenga alla categoria degli influencer (o content creator) cosiddetti “rilevanti”, ovvero coloro che contano almeno 500.000 follower su una o più piattaforme social o di condivisione video e/o raggiungono almeno un milione di visualizzazioni medie mensili.
Non proprio micro influencer, in effetti: tutti questi soggetti, che con i loro mezzi e il loro volto sono in grado, come dice la loro stessa qualifica, di influenzare una bella fetta di pubblico, da oggi dovranno iscriversi al registro apposito dell’AGCOM, e – come già previsto da quest’estate – sottostare a regole più rigide. Con sanzioni importanti per chi sgarra, in effetti: multe fino a 250 mila euro, che salgono a 600mila nei casi di contenuti dannosi rivolti ai minori.
La notizia, va da sé, è un bene per tutti, influencer compresi. E i motivi sono diversi, e non è solo l’idea di evitare un nuovo “pandoro-gate”, anche se comunque il caso di Chiara Ferragni è stato comunque un acceleratore importante per questi cambiamenti.
Quanti sono gli influencer (e perché si sta tutelando anche loro)

Le stime parlano di circa duemila soggetti che in Italia corrispondono a questi requisiti, e che dunque devono iscriversi all’albo. Non tantissimi, nella grande marea degli influencer, ma comunque un buon numero, in un mercato in continua crescita, che nel 2024 ha toccato i 370 milioni di euro.
Un mercato, quello dei social e del web, non solo poco (o nulla) regolamentato, in cui erano ammessi contenuti discutibili per bambini (ricordate il caso Me Contro Te e McDonald’s che avevamo raccontato qualche anno fa?), adv non segnalate o segnalate male, anonimati dietro cui trincerarsi. Erano dunque necessari dei paletti, non solo per gli utenti (spesso giovani o giovanissimi, il pubblico più numeroso dei social network) ma anche per gli stessi creator, che senza un albo restavano parte del grande esercito delle partite iva 2.0, che ha forse meno doveri, ma rischia anche di avere meno tutele (e meno pensione).
Dunque, per quanto possa non essere facile da digerire, la questione dell’albo è una vittoria per tutti, in primis per gli influencer. E anzi, andrebbe piano piano estesa anche a chi ha un pubblico con numeriche più basse.
Cosa prevedono i limiti imposti dall’AGCOM
Sostanzialmente gli influencer che si iscriveranno da oggi sul form online sul portale dell’AGCOM saranno poi formalmente tenuti a rispettare le regole già imposte dalla delibera n. 197/25/CONS. Si tratta sostanzialmente di obblighi di trasparenza nella comunicazione commerciale (già previsti nel Regolamento Digital Chart dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria), di obblighi di tutela nei confronti dei minori, di Responsabilità editoriale per contenuti sensibili (per esempio in materia di salute, o di sicurezza), e anche di riconoscibilità.
Tutti obblighi che si rifanno a leggi e regolamentazioni già vigenti su cui però, come spesso accade, il web era andato più veloce delle autorità, rendendo impossibile o difficile l’applicabilità delle normative a situazioni e mestieri nuovi. Una situazione che pian piano si sta sistemando e, appunto, è cosa buona per tutti i soggetti coinvolti. Se la comunicazione del presente è sui social, è bene che ci siano tutele e regole molto chiare e trasparenti, in particolare per proteggere i soggetti più deboli, come i minori, che sono la generazione più esposta al fenomeno.