Pesca a strascico: il divieto dell’UE scatena le ire dei pescatori italiani

Ai pescatori italiani il nuovo divieto UE relativo alla pesca a strascico proprio non è andato giù e stanno protestando lungo tutta la penisola

Pesca a strascico: il divieto dell’UE scatena le ire dei pescatori italiani

Un po’ lungo tutta la penisola, ecco che i pescatori italiani stanno protestando contro i recenti divieti imposti dall’UE alla pesca a strascico. Ai pescatori nostrani l’idea che la pesca a strascico venga progressivamente resa illegale, restringendo sempre di più le aree dove tale tipologia di pesca può essere praticata, proprio non è andata giù.

La questione della pesca a strascico in Italia

pescatori

Breve antefatto: le nuove linee guida europee per quanto riguarda la pesca a strascico prevedono il graduale stop a tale tipologia di pesca. Per questo motivo l’UE ha stabilito una prima stretta nel 2024, con l’eliminazione di 90 zone di pesca, seguita da altre due strette dello stesso genere nel 2027 e nel 2030.

Ovviamente agli ecologisti tale mossa è andata benissimo, ma non tanto ai pescatori. Questo tipo di pesca era già sottoposta a pesanti restrizioni, ma con queste nuove norme 3mila pescherecci italiani rischiano di rimanere senza lavoro. Il che vuol anche dire impattare negativamente su occupazione e consumi.

Al che i pescatori si sono arrabbiati ed ecco che per la giornata del 9 maggio sono previste proteste, con tanto di hashtag dedicato #SOS_EU_Fishing. I pescatori italiani si sono arrabbiati anche perché, come purtroppo spesso accade in questi casi, tali restrizioni hanno generato un singolare cortocircuito. Le norme UE, infatti, vietano la pesca a strascico nelle acque territoriali dei Paesi dell’Unione. Questo vuol dire che i Paesi che fanno parte dell’UE non possono praticare la pesca a strascico nelle acque territoriali di competenza dell’Unione Europea.

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Tuttavia, però, viene permesso ai Paesi extra UE che si affacciano sul Mediterraneo di esportare i loro prodotti ittici pescati a strascico nei vari mercati europei. Il che spiana la strada alle importazioni senza regole.

Inoltre il divieto dell’UE non prevede risorse e fondi destinati alla riconversione di queste barche, il che vuol dire la perdire dei 2/3 del pescato italiano.

Proteste contro queste nuove norme sono state organizzate un po’ in tutta Italia. 50 pescherecci della marineria di Gallipoli, in provincia di Lecce, hanno deciso di aderire all’iniziativa di #Sos_Eu_Fishing: qualche giorno fa hanno fatto suonare le sirene delle barche tutte insieme, alle ore 10.

Anche i pescatori liguri si sono movimentati a Genova, facendo suonare le sirene delle imbarcazioni tutti insieme lungo tutta la Darsena. Stessa cosa è successa a Viareggio e nel Porto Santo Stefano: le sirene delle barche hanno risuonato tutte insieme. Qui si parla di un centinaio di pescherecci che rischiano di non poter più lavorare. In Toscana, infatti, il settore della pesca a strascico vale qualcosa come 30 milioni di euro, il 60% di tutto il fatturato della pesca nella regione.

In tutte le sedi della protesta sono poi stati girati video della movimentazione, video che verranno trasmessi alla Commissione Europea proprio il 9 maggio, nella Giornata dell’Europa.