Pesca illegale: sta distruggendo gli ecosistemi e i paesi in via di sviluppo, dice uno studio

La pratica della pesca illegale sta distruggendo gli ecosistemi marini e danneggiando pesantemente l'economia dei Paesi più poveri.

Pesca illegale: sta distruggendo gli ecosistemi e i paesi in via di sviluppo, dice uno studio

Secondo un nuovo studio della Financial Transparency Coalition (FTC), i paesi in via di sviluppo stanno perdendo miliardi di dollari a causa della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (d’ora in avanti riassunta, per amore della semplicità, in INN), che di fatto sta andando a sottrarre entrate potenzialmente legittime (e soprattutto corpose) declinandole in flussi finanziari illeciti. Stando a quanto emerso dallo studio, infatti, pare che le prime dieci aziende coinvolte nella cosiddetta pesca INN siano di fatto responsabili di un quarto di tutti i casi segnalati: otto provengono dalla Cina – guidati da Pingtan Marine Enterprise Ltd, quotata al Nasdaq – uno dalla Colombia e un altro dalla Spagna.

pesca

Dati che trovano preoccupante risonanza anche nei rapporti delle Nazioni Unite, secondo i quali oltre il 90% degli stock ittici mondiali è completamente sfruttato o addirittura esaurito, con la pesca INN che rappresenta un quinto delle catture della pesca mondiale per un valore di circa 23,5 miliardi di dollari l’anno – una mole economica che la piazza come il terzo crimine più redditizio per le risorse naturali dopo il legname e l’estrazione mineraria. Complessivamente le “perdite” dovute alla pesca illegale ammontano, secondo le stime più precise, a 50 miliardi di dollari, con l‘Africa che spicca come continente più colpito con una perdita di circa 11,2 miliardi di dollari l’anno. Importante notare, per di più, che proprio lungo le coste africane si concentra il il 48,9% delle navi industriali e semi-industriali identificate coinvolte nella pratica in questione.

L’accusa avanzata dallo studio è che tali imbarcazioni stiano continuando “a operare nella totale impunità, utilizzando complesse strutture aziendali e altri schemi per nascondere la propria identità ed eludere l’azione penale”, minando come già accennato la sicurezza economica e alimentare dei Paesi più deboli. I pescherecci battenti bandiera dell’Asia – in particolare la Cina, che ha di gran lunga la più grande flotta d’altura del mondo – rappresentano il 54,7% della pesca INN segnalata da parte di navi industriali e semindustriali, seguiti dall’America Latina (16,1%), dall’Africa (13,5 %) ed Europa (12,8%); mentre considerando il solo contesto del Vecchio Continente la maglia nera è tutta italiana.