Dopo aver trovato un assorbente fuori dal cestino in bagno, la direttrice di un supermercato Conad di Pescare manda un vocale su WhatsApp alle sue lavoratrici che ha dell’incredibile: “Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io”.
Quanto detto dalla direttrice nella chat aziendale non era semplicemente uno sfogo del momento, ma una vera e propria richiesta alle 12 dipendenti, al fine di trovare il “colpevole”. Il tutto è stato accompagnato dalla minaccia di contestazioni disciplinari a tappeto e possibilità di mancato rinnovo del contratto a tempo determinato.
L’episodio è stato segnalato dai sindacati Filcams Cgil, che ha organizzato una conferenza stampa online. “Un gesto gravissimo e ignobile, una violenza inaudita da una donna verso delle donne – ha affermato Lucio Cipollini, segretario generale della Filcams Cgil Abruzzo durante la conferenza stampa -. Saremo al fianco delle lavoratrici coinvolte per sostenerle in questo momento così difficile.”
La Filcams – si legge in una nota dei sindacati – chiama a una presa di posizione responsabile anche il marchio Conad su questo increscioso episodio, che getta un’ombra non solo sulla sfera professionale della grande catena alimentare, mancando il rispetto di lavoratrici e lavoratori sancito sul piano normativo dal contratto nazionale, ma più in generale sulla gestione delle relazioni umane, che vede uno dei punti vendita del marchio utilizzare metodi invasivi, vessatori e autoritari inaccettabili in qualsiasi consesso civile.