Pesci d’allevamento: un nuovo processo trasforma il metano atmosferico in mangime

L'Università di Stanford ha ideato un nuovo procedimento per trasformare il metano atmosferico in mangime per i pesci d'allevamento.

Pesci d’allevamento: un nuovo processo trasforma il metano atmosferico in mangime

Come trasformare il metano atmosferico in mangime per i pesci d’allevamento? Ce lo spiega la Stanford University: i ricercatori hanno ideato un nuovo procedimento che permette di trasformare il gas metano, capace di alterare il clima, in cibo per i pesci.

Grazie a un apposito sistema di bioreattori, ecco che i batteri nutriti con metano, ossigeno e altri nutrienti riescono a produrre proteine che possono essere poi date da mangiare ai pesci. Il tutto eliminando anche un po’ di metano inquinante dall’atmosfera.

I ricercatori hanno visto che il mangime ottenuto con questo sistema costa di meno rispetto a quello utilizzato al momento, consuma meno risorse (intese come acqua, terreno e fertilizzanti) e contiene anche più proteine.

pesce prezzi alti

La ricerca, che è stata finanziata dallo Stanford Center for Innovation in Global Health e dalla Stanford Natural Gas Initiative, ha permesso di creare un procedimento che è già operativo. In questo modo gli scienziati sono riusciti a calcolare quanto costi il cibo per pesci ricavato dai batteri metanotrofici: 1.546 dollari a tonnellata, mentre quello tradizionale costa 1.600 dollari a tonnellata. E questo se il metano viene ricavato dai pozzi di petrolio.

Se, invece, il metano arriva dai depuratori, allora il prezzo sale a 1.645 dollari a tonnellata. Per quanto riguarda i bioreattori, la spesa maggiore è stata quella relativa all’elettricità. Infatti i bioreattori, pur essendo al buio, devono essere continuamente raffreddati. Tuttavia si potrebbe ovviare a questo problema migliorando la dispersione del calore.

Grazie a questo sistema in futuro il 14% del mercato globale dei mangimi per pesce potrebbe essere soddisfatto. Contemporaneamente, poi, si eliminerebbe anche metano dall’atmosfera. Questo gas, infatti, insieme all’anidride carbonica concorre al surriscaldamento globale: il metano che deriva dall’estrazione dei combustibili fossili comporta il 30% delle emissioni globali, quello prodotto dalle discariche il 17% e quello derivante dagli impianti di depurazione dell’acqua il 2%. Riducendo del 40% la presenza del metano nell’atmosfera, ecco che entro il 2050 si ridurrebbe di 0,4°C la temperatura terrestre.