Peste suina africana: il TAR blocca l’abbattimento degli animali della Sfattoria degli Ultimi

A proposito di peste suina africana: il Tar del Lazio ha bloccato l'abbattimento degli animali della Sfattoria degli Ultimi a Roma.

Peste suina africana: il TAR blocca l’abbattimento degli animali della Sfattoria degli Ultimi

Buone notizie da Roma: il Tar ha bloccato l’abbattimento degli animali della Sfattoria degli Ultimi, predisposto a causa del focolaio di peste suina africana sviluppatosi nella zona.

Questo vuol dire che gli animali sono salvi: i 140 fra maiali e cinghiali ospitati nel rifugio, tutti recuperati in città o salvati dai macelli, non verranno abbattuti (beh, questo fino a quando non ci sarà qualche altra alzata di ingegno con interpretazioni random e personali delle norme). Ricordiamo che il Tar, prima aveva bocciato il ricorso dei volontari, poi aveva cambiato idea e aveva acconsentito affinché tenessero solo due animali, salvo poi accorgersi che il limite di due animali non poteva applicarsi a strutture come il rifugio.

Sfattoria Ultimi Roma

Da mesi gli attivisti della Sfattoria e diverse associazioni animaliste stavano combattendo in tribunale per opporsi a questo assurdo ordine di abbattimento. I volontari della Sfattoria, infatti, hanno sempre fatto notare che non solo i loro animali erano sani, ma non avevano alcun contatto con l’esterno.

Il Tar ha spiegato che l’ordine di abbattimento dei suidi è illegittimo. L’Asl che lo ha disposto, infatti, prima di emetterlo, avrebbe dovuto valutare la possibilità di riconoscere per questa struttura una deroga all’abbattimento motivata dal fatto che la Sfattoria degli Ultimi è, di fatto, un rifugio per animali in difficoltà.

Inoltre l’Asl avrebbe dovuto tener conto dell’elevato valore culturale o educativo normato dall’articolo 13 del regolamento delegato UE 2020/686. Ovviamente i volontari della Sfattoria sono al settimo cielo dopo questa sentenza del tribunale amministrativo: finalmente c’è stata una corretta lettura delle norme che invece l’Asl aveva interpretato a modo suo.

Angelita Caruocciolo, avvocato della Sfattoria, ha spiegato che questa sentenza dimostra che, pur tenendo conto della complessità delle norme, l’Asl ha stabilito un provvedimento abnorme senza svolgere prima un’adeguata istruttoria.

Secondo Giusepe Calamo, avvocato che ha seguito il ricorso ad adiuvandum presentato da Enpa, Leal, Leidaa, Lndc, Oipa e Tda, ha aggiunto che si tratta di una sentenza molto importante, sia a livello europeo che a livello costituzionale, in quanto dovrebbe spingere le amministrazioni pubbliche a considerare con la necessaria attenzione i provvedimenti che riguardano gli animali.