Piano 35 Torino: il figlio dello chef del ristorante, Marco Sacco, guiderà il lounge bar

Sarà Simone Sacco, il figlio dello chef di Piano 35, Marco Sacco, guiderà il lounge bar al piano 37 del grattacielo di Intesa Sanpaolo.

Piano 35 Torino: il figlio dello chef del ristorante, Marco Sacco, guiderà il lounge bar

Alla guida del lounge bar più alto di Torino, quello di Piano 35, arriva Simone Sacco, figlio dello chef Marco Sacco. E se non è mai carino parlare di “figli di”, soprattutto sul lavoro, non possiamo che notare con curiosità il fatto che uno dei locali potenzialmente più glamour della città assuma una conduzione sempre più familiare. Ma d’altronde, l’ambizione dei due piani del grattacielo di Intesa Sanpaolo (quello del ristorante e quello che ospita il bar) è sempre stata quella di comunicare tra loro, e chi meglio di un padre e un figlio possono farlo?

Ed è esattamente questo ciò che cerca lo chef alla guida del ristorante, Marco Sacco, che ha spiegato che “Tra ristorante, spazio eventi e lounge bar, schieriamo a Piano35 una squadra familiare al gran completo: un risultato reso possibile grazie a un format che abbiamo già sperimentato con successo al Piccolo Lago così come nelle consulenze che stiamo sviluppando in questi anni in giro per il mondo”.

Il giovane barman, d’altra parte, sembra sapere il fatto suo, con un’esperienza internazionale nei locali più all’avanguardia di Londra e Copenaghen. Proprio attingendo dall’esperienza londinese, la ricerca di Simone Sacco ha dato vita a una carta dei cocktail che pone l’accento sull’alta qualità del beverage, divertendosi a giocare sui classici e sulle contaminazioni. Un occhio di riguardo, inoltre, viene dato al tema della sostenibilità: “Niente cannucce, nel segno del plastic free e solo ingredienti selezionatissimi”, ci tiene a precisare Simone Sacco. “Siamo un team di sette ragazzi under 30 e a turno stiamo in sala o dietro al banco. Raccontiamo ai clienti i cocktail, la selezione degli ingredienti e il perché degli abbinamenti. Mi piacerebbe che in Italia si diffondesse di più la cultura della mixology”.