Pizza, due su tre hanno falsi ingredienti Dop e Igp

Nel commentare l’operazione "Margherita Terza", Coldiretti segnala che, in Italia, due pizze su tre sono ottenute da un mix di ingredienti Dop e Igp falsi.

Pizza, due su tre hanno falsi ingredienti Dop e Igp

La scoperta di falsi prodotti Dop e Igp usati nella preparazione di pizze gourmet è la punta dell’iceberg di una situazione dove due pizze su tre servite in Italia sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori, dalla mozzarella lituana al concentrato pomodoro cinese, ma c’è anche l’olio tunisino e il grano ucraino.

A denunciarlo è la Coldiretti nel commentare l’operazione ‘Margherita Terza’ che ha portato i militari del Comando Carabinieri tutela agroalimentare a denunciare per frode in commercio i titolari di noti locali con l’accusa di aver servito pizze con prodotti spacciati per specialità a Denominazione di origine quando in realtà non lo erano.

“Una frode che rappresenta un danno di immagine grave per un settore che vede ogni giorno in Italia sfornare – continua la Coldiretti – circa 8 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro”.

Ma l’utilizzo di falsi ingredienti a denominazione di origine rappresenta anche un attacco alla “Dop Economy” nazionale ha messo segno un valore della produzione di 16,9 miliardi di euro e un export da 9,5 miliardi di euro con il contributo di oltre 180.000 operatori, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea-Qualivita.

“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare” dice il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’evidenziare che “l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie”.