Pomodori: l’accordo tra profit e no profit contro il caporalato, per liberare dallo sfruttamento

Un accordo tra profit e no profit rende trasparente la filiera italiana del pomodoro, contro il caporalato

Pomodori: l’accordo tra profit e no profit contro il caporalato, per liberare dallo sfruttamento

Tema: pomodori della filiera italiana. Si è siglato a Roma un accordo tra profit e no profit che ha lo scopo di monitorare con trasparenza questa importante produzione, di andare contro il caporalato e soprattutto mettere fine allo sfruttamento nei campi.

Il contratto di rete 2019 è promosso da Funky Tomato ed è stato siglato presso la sede di Oxfam nella capitale: coinvolti appunto Funky Tomato, Cooperativa (R)esistenza, La Fiammante, Oxfam Italia, Storytelling Meridiano, DOL (Di Origine Laziale), AgroBIO srl e OP Mediterraneo. Dalle stime risultano ben 400 mila i lavoratori a rischio caporalato, e diverse migliaia i braccianti a rischio sfruttamento: metà del lavoro di filiera risulterebbe illecito e l’accordo ha proprio lo scopo di ovviare a questi problemi.

Come? Con l’introduzione di un nuovo modello economico e culturale, del quale si parla già dal 2015 e che oggi si consolida, per valorizzare quel 12% riferito al contributo italiano di produzione mondiale di pomodoro. Per quanto concerne l’Europa, la produzione italiana di pomodoro rappresenta il 55%: 2 miliardi di euro. Tutte stime ottime, ma macchiate da sfruttamento e irregolarità dovuti a giochi al ribasso da parte delle poche grandi industrie che si contendono il primato settoriale.

Ora l’aria cambia, grazie a: offerte di continuità ai lavoratori coinvolti, orientamento per scelte di consumo attuato dalla grande distribuzione, l’opportunità di entrare a far parte della “comunità economica solidale” di Funky Tomato se si sottoscrive tale modello. La svolta: chiunque può contribuire e prefinanziare tale modello, persino cittadini privati.