Premio Bob Noto: Massimiliano e Raffaele Alajmo vincono per la loro ironia

Massimiliano e Raffaele Alajmo si sono aggiudicati la seconda edizione del Premio Bob Noto, dedicato all'ironia.

Premio Bob Noto: Massimiliano e Raffaele Alajmo vincono per la loro ironia

“Fare cose serissime senza prendersi troppo sul serio” – così potremmo riassumere la declinazione della seconda edizione del Premio Bob Noto, consegnato nella cornice della cerimonia di apertura ufficiale di Buonissima 2022, avvenuta in quel della Centrale Lavazza, direttamente nelle mani dei fratelli Massimiliano e Raffaele Alajmo, di tristellata fama per Le Calandre di Rubano, provincia di Padova. Premio Bob Noto che di fatto, nonostante come accennato sia stato varato solamente lo scorso anno, già gode di una certa autorevolezza, evidentemente forte della sua volontà di individuare con grande onestà un cuoco che al meglio incarni una delle peculiarità di Bob – l’ironia, in questo caso.

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Alla cerimonia era presente anche il vincitore della prima edizione, Andoni Luisi Aduriz, premiato di fatto per la sua irriverenza, che ha consegnato personalmente il riconoscimento ai fratelli Alajmo. La Giuria, composta da Ferran Adrià, Davide Scabin, Antonella Fassio, Sara Peirone, Marco Bolasco, Paolo Griffa oltre i direttori artistici di Buonissima, kermesse dedicata a cibo, arte e bellezza in programma fino al 30 di ottobre; ha definito l’ironia dei vincitori “come discordanza” che funge da catalizzatore per una “connessione con il vero”. Viva l’ironia, dunque: come critica e come leggerezza di un gioco che tanto gioco, forse, non è.

“L’ironia di questi due fratelli, applicata al lavoro ma che è anche stile di vita, è ciò che si manifesta nei piatti e nel modo di servirli, nelle atmosfere e nello stile del servizio, nell’identità e nel racconto” ha aggiunto la Giuria. “E c’è anche una bellissima forma di ricordo dell’infanzia negli Alajmo, nel loro continuo dissimulare, perché è proprio in quella fase della vita che l’ironia sa sottolineare la verità. Ma lo fa sempre mantenendo viva la capacità di ridiscutere tutto, e ce n’è bisogno, in un mondo gastronomico che, ahinoi, lo fa invece sempre di meno”.