“Procurata fame”: l’ONU ipotizza un crimine di guerra per le restrizioni israeliane sul cibo a Gaza

Israele starebbe riducendo alla fame i civili di Gaza: un crimine di guerra, secondo l'ONU.

“Procurata fame”: l’ONU ipotizza un crimine di guerra per le restrizioni israeliane sul cibo a Gaza

Tra le pruriginose maglie di uno dei conflitti più complessi dell’età contemporanea e moderna si fa strada l’ipotesi di un crimine di guerra. Ad attirare l’occhio dell’ONU, stando a quanto lasciato trapelare, sarebbero le restrizioni israeliane all’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, potenzialmente equivalenti al crimine di procurata fame.

Nella speranza che l’azione, evidentemente urgente e necessaria, non rimanga incagliata nell’uso dei condizionali, è bene notare che anche la stessa Casa Bianca ha chiesto il libero accesso degli aiuti umanitari alla fascia costiera. L’amministrazione Biden, visionati i dati ufficiali delle Nazioni Unite sui livelli di fame (i peggiori mai visti secondo l’attuale sistema di classificazione) ha aggiunto di essere “profondamente preoccupata” dallo spettro di una potenziale carestia.

L’ONU ipotizza un crimine di guerra: il punto della situazione

cucina esercito israeliano gaza

Sono leggermente più decise, invece, le parole dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, che si è azzardato a suggerire che le restrizioni israeliane di cui sopra potrebbero equivalere alla “morte di fame come metodo di guerra”. “Israele, in quanto potenza occupante, ha l’obbligo di garantire la fornitura di cibo e assistenza medica alla popolazione in misura adeguata ai suoi bisogni e di facilitare il lavoro delle organizzazioni umanitarie per fornire tale assistenza”, ha spiegato Turk.

Bruschette a Gaza: i soldati israeliani cucinano nelle case dei palestinesi sfollati (e se ne vantano) Bruschette a Gaza: i soldati israeliani cucinano nelle case dei palestinesi sfollati (e se ne vantano)

Allo stesso tempo, è bene notare che il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu assicura di stare facendo il possibile per facilitare l’arrivo e la distribuzione degli aiuti, e che ogni viscosità logistica inerente alla quantità o al ritmo delle consegne è esclusivamente responsabilità dei gruppi di soccorso.

Una difesa che tuttavia si starebbe rapidamente sfaldando dinanzi all’occhio delle Nazioni Unite, a cui di fatto fa eco un memorandum recentemente redatto da Oxfam America e Human Rights Watch e che dettaglia le presunte violazioni israeliane del diritto internazionale umanitario – compresa, come potrete immaginare, l’ostruzione degli aiuti – all’amministrazione Biden, chiedendo la sospensione delle forniture di armi statunitensi a Israele.

I due gruppi, in una netta dimostrazione di eloquenza, hanno definito le “rassicurazioni” di Israele come “non credibili” e aggiunto che, nelle prime sei settimane dell’anno in corso, “più della metà delle missioni di aiuti umanitari pianificate nel nord di Gaza sono state ostacolate dalle autorità israeliane”.

“Il diritto internazionale umanitario proibisce alle parti in conflitto di causare deliberatamente ‘la popolazione a soffrire la fame, in particolare privandola delle sue fonti di cibo o di rifornimenti’”, prosegue il documento in questione. Resta da vedere se l’ipotesi di crimine di guerra andrà effettivamente a concretizzarsi: la speranza, dicevamo, è che rimanga stritolata tra gli ingranaggi.