Ho guardato il nuovo spot del panettone di Iginio Massari. Cinquanta secondi che sembrano durare, per usare l’unità di misura temporale introdotta dal Maestro stesso nel video, centocinquant’anni.
Dimenticate Babbo Natale fatto con l’AI, Massari ci riporta nell’atmosfera anni ’90 con budget in lire. Luce smarmellata per enfatizzare l’incanto, un cast di bambini elfo con orecchie di pongo. Roba che io con la cera del Galbanino avrei fatto di meglio.
Il girato si apre con la richiesta di una ragazzina con al collo il choker del Cioè: “Maestro, ci racconta come si fa a riconoscere un panettone perfetto?”. E qui, lettori carissimi, accade il miracolo. Non quello del Natale, ma quello della verità brutale. “Son centocinquant’anni che ve lo racconto. È sempre la stessa storia.” Con il tono di uno che vorrebbe essere ovunque tranne che lì a parlare con degli infanti figuranti.
La tecnica del panettone spiegata a una bambina (spoiler: quella bambina siamo noi)
Tratto da I Cartoni Morti: “Panettone e Pandoro at the Supermarket”Poi parte il monologo. E qui entriamo nel territorio della psichedelìa pura. Massari inizia a elencare gli ingredienti come se stesse leggendo una ricetta a base di burro e ketamina: “Serve un lievito che respira. L’uvetta piena di rugiada.” A parte che il lievito che spolmona me lo sognerò stanotte, ma nessuno vuole mangiare la rugiada. Smettila di venderci poesia, Iginio, dacci le calorie. Poi ti pare il caso di parlare di fermentazione con dei bambini? È come spiegare l’astrofisica ai Teletubbies. Mi gonfi la retorica sul lievito e gli aromi di fermentazione perché burro e vaniglia non bastano più?
Ma lui continua imperterrito: “I canditi che arrivano da un paese magico molto lontano.” Intendi la Turchia? La Calabria? Forse siamo troppo stupidi per meritarci la geografia. Stiamo ciurlando nel manico, o stiamo ancora puntando tutto sugli aromi da fermentazione di cui sopra? Su ceppi di lieviti che, nella conta aromatica di un prodotto come il panettone, hanno un peso assai minore.
E ancora: “Gli alveoli grandi e luminosi che richiamano la festa del Natale”. Gli alveoli sono buchi. E non ti dico cosa mi fanno venire in mente.
Ma il cringiometro esplode quando i pargoli ammettono di sapere già tutto, ma di voler riascoltare, e senza l’ausilio di sedativi, l’avvincente storia del grande lievitato.
“Lo so anch’io. Ma mi piace tantissimo raccontare questa favola.”
Oh, finalmente lo ha ammesso. È una favola, gente, ve l’ha appena detto. L’uvetta con la rugiada non esiste. ll paese magico è un container nel porto di Gioia Tauro.
Il video si chiude con un “Buon Natale a tutti” e un doppio indice puntato verso la camera che mi ha fatto riconsiderare tutte le mie scelte di vita. C’è uno sguardo negli occhi di Iginio, proprio alla fine, mentre sorride a comando. È quello di chi ha visto il volto di Dio e ha scoperto che è fatto della stessa materia degli utili a fine anno.
Se pensate che io stia esagerando, guardate la parodia sui panettoni e pandori di Cartoni Morti. Lì il “Panettone Massari” è un cubo con gli occhi pesti che ripete ossessivamente “Alta Pasticceria” e bolla tutto il resto come “pasticceria di sterco”. E sapete qual è la tragedia? Il cartone animato, che vorrebbe essere satira, me lo rende più empatico dell’originale. Almeno il Massari disegnato ha l’onestà intellettuale di trattarci come plebaglia gastronomica. Quello vero, quello del video con gli elfi, cerca di convincerci che il lievito abbia un apparato respiratorio. Tra i due, preferisco il cubo che mi insulta.
Almeno lui non finge che ci sia della “magia” nei 46 euro che sto per lasciargli sull’e-ecommerce.
