Girando innumerevoli gelaterie per la nostra classifica, i presagi erano tutti lì: l’amatissima nocciola stava diventando sempre più un prodotto di lusso, tanto da portare alcuni artigiani a includerla nei gusti che prevedono un sovrapprezzo, o esplorare soluzioni alternative di qualità ma dal prezzo ancora abbordabile, come le arachidi coltivate in Italia.
Ora a sostegno di queste sensazioni sono arrivati numeri, e le stime per il 2025 sono drammatiche, con un crollo previsto del 60% del raccolto, una diminuzione che si aggiunge alle già scarse annate precedenti. Nel 2023, la produzione nazionale era scesa a 102.000 tonnellate, per poi calare ulteriormente a 85.000 l’anno scorso. Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, non usa mezzi termini: “ancora un’annata nera per la produzione delle nocciole che crolla del 60% per l’impatto del climate change”.
Sempre meno nocciole
La causa principale di questa emergenza è il cambiamento climatico: un inverno eccessivamente mite, seguito da piogge primaverili violente e dalla siccità di giugno, ha messo in ginocchio i 95.000 ettari di noccioleti sparsi tra Piemonte, Lazio e Campania e, le testimonianze dirette dei produttori sono desolanti.
Daniela Ferrando, dalla provincia di Alessandria, racconta: “a luglio abbiamo cominciato a veder cadere le nocciole vuote a terra e rispetto a una resa normale di 20 quintali a ettaro, la raccolta è ferma a 5”. Oltre al clima, in alcune regioni come il Lazio si aggiungono problematiche fitosanitarie come marciume bruno e cimice asiatica, che hanno causato danni per circa 160 milioni di euro.
L’impatto si ripercuote su tutta la filiera. La scarsità di prodotto sta portando a un aumento dei prezzi, che potrebbero quasi raddoppiare rispetto all’anno precedente, e l’industria della trasformazione alimentare, dalla gelateria alle creme spalmabili, è in allarme.
La crisi non è solo italiana: anche la Turchia, che coltiva il 70% delle nocciole mondiali, ha visto calare la produzione a causa di gelate primaverili: di fronte a questa carenza, alcune aziende iniziano a sperimentare alternative come mandorle, pistacchi o frutta esotica come mango e maracuja. Nuovi potenziali fornitori internazionali, come Cile e Oregon, si affacciano sul mercato con campioni competitivi.
Per salvare un comparto strategico, Cia-Agricoltori Italiani chiede un intervento urgente. “Riteniamo indispensabile la convocazione di un tavolo di filiera nazionale dedicato – afferma Fini – per affrontare in modo organico le criticità attuali e rafforzare gli investimenti mirati alla ricerca e all’innovazione aziendali”.
Un appello condiviso anche dall’industria, che preferirebbe continuare a valorizzare il prodotto locale. Come sostiene Giovanni Battista Mantelli di Venchi, “la nostra scelta è costruire rapporti stabili e di filiera, è chiaro però che servono strumenti e sostegno”. La sfida è aperta: serve una visione di lungo periodo per garantire il futuro della nocciola italiana.