Regno Unito, cercasi camerieri: a settembre uno su dodici ha lasciato il lavoro

Le imprese della ristorazione e dell'ospitalità del Regno Unito non trovano più personale: un altro tassello che si aggiunge a un mosaico di difficoltà.

Regno Unito, cercasi camerieri: a settembre uno su dodici ha lasciato il lavoro

È un problema che conosciamo molto bene anche dalle nostre parti: i settori della ristorazione e dell’ospitalità, mondi che condividono diverse caratteristiche e che sovente combaciano in termini di competenze richieste, faticano a trovare camerieri, cuochi o altre figure per ampliare (o completare) il proprio personale. Addirittura, nel contesto del Regno Unito, un recente sondaggio redatto da NielsenIQ e Fourth ha rivelato che l’11% dei ruoli in questi due settori è di fatto vacante, con il mese di settembre che ha messo a segno un tasso di turnover dell’8,3%. Confusi dalle percentuali non troppo chiare? Non c’è problema, ve lo spieghiamo noi: fondamentalmente significa che, nel mese in questione, un individuo su dodici ha abbandonato il proprio lavoro.

È fuga dalla ristorazione?

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Sì e no. Nella fattispecie dei nostri amici d’Oltremanica occorre prendere in considerazione anche l’impatto della Brexit oltre alla ormai ben marcata tendenza transnazionale a emigrare da un settore che propone scarse possibilità di crescita e obbliga a orari lunghi, mansioni fondamentalmente faticose e paghe che sovente sono appena sufficienti a galleggiare sulle spese mensili. Eh sì, perché un’analisi onesta non potrebbe (e non dovrebbe tacere) di fronte a quella che è riassumibile come la dura legge del numero: se mi paghi poco e la vita costa sempre più (e questo è decisamente il caso, anche ma non solo nel contesto inglese) è naturale che andrò a cercarmi un impiego più redditizio che mi permetta di mettere qualche soldino in più da parte e che, già che ci siamo, magari mi lasci anche più tempo libero.

Questa, naturalmente, è una legge universale e sempre applicabile, ma sarebbe da miopi accontentarsi di additarla come unica causa della cosiddetta crisi del personale; anche perché – di nuovo, facendo solamente riferimento al contesto del Regno Unito – i dati emersi dai rapporti in questione indicano un aumento della retribuzione media del settore del 9% su base annua (che, importate notarlo, è comunque al di sotto dell’aumento dell’inflazione).

Quel che è certo è che le attività inglesi si stanno trovando a dover fare i conti con un bel problema. “Il reclutamento è solo uno dei problemi principali che devono affrontare le imprese del settore” ha commentato a tal proposito Sebastien Sepierre, amministratore delegato di Fourth. “C’è l’inflazione alle stelle, la crisi del costo del fare impresa, l’aumento dei costi del carburante e la fiducia dei consumatori ai minimi storici”. E non solo dei consumatori, a dirla tutta: secondo un recente sondaggio un terzo dei titolari teme di non riuscire a sopravvivere all’inverno.