Report pizzica Lollobrigida sulla sagra del fungo porcino

La presenza del Ministro Lollobrigida alla Festa del fungo porcino di Lariano ha suscitato la curiosità di Report, la cui inchiesta ha evidenziato diverse situazioni molto poco chiare.

Report pizzica Lollobrigida sulla sagra del fungo porcino

Ormai lo abbiamo capito: al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida piace operare sul campo, mantenere il contatto col popolo e i coltivatori, e quale posto migliore per mettere in pratica tutto ciò che la moltitudine di fiere e sagre che animano l’Italia?

Certo alcuni eventi sono più importanti di altri, è il caso della: Festa del fungo porcino a Lariano, storica manifestazione nei Castelli Romani, che è diventata negli ultimi due anni un appuntamento irrinunciabile anche per Fratelli d’Italia: ospite fisso e di spicco è Lollobrigida, che partecipa insieme all’assessore regionale al bilancio e all’agricoltura della Regione Lazio, Giancarlo Righini, ed è stato accolto pure dal Presidente dell’Associazione Fungo Porcino di Lariano, Bruno Abbafati.

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La fiera, dedicata all’eccellenza nostrana (più o meno) del fungo porcino, ha ricevuto patrocini e finanziamenti consistenti, inclusi 90.000 euro dalla Regione Lazio tramite ARSIAL per l’affitto di stand e la promozione di corsi, ma quest’anno, a fare la parte del leone è stato proprio il ministero di Francesco Lollobrigida che ha addirittura installato un padiglione al centro della fiera, che ha ospitato corsi e degustazioni, è costato qualcosa come 10 mila euro a serata, per un totale di 120 mila euro per tutta la fiera: numeri che hanno spinto Report a indagare, portando allo scoperto un bel po’ di cose che lasciano perplessi.

Lollobrigida alla Festa del fungo porcino

funghi porcini cestino

Il Ministro ha difeso l’iniziativa, respingendo le critiche sull’uso dei fondi pubblici in eventi locali: “io ne vado orgoglioso. Quando c’è scritto che il Ministero dell’Agricoltura perde tempo a finanziare e a sostenere iniziative nei piccoli comuni. Io che vengo da un piccolo comune, uguale a Lariano come popolazione, ne sono orgoglioso”.

Lo stanziamento di questi 120 mila euro ha però sollevato molti dubbi: l’affidamento diretto, del 12 agosto, è andato alla Evolution Trade, società la cui amministratrice unica, Giulia Castellano, classe ’98, è descritta come “una ex barista di Lariano alla prima esperienza imprenditoriale”. L’azienda non è conosciuta sul territorio, e la sua sede legale a Velletri è risultata essere “soltanto una mera domiciliazione” presso lo studio di un commercialista.

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Interrogato sulla scelta di affidare il lavoro a un’azienda senza una vera sede sociale, il Ministro ha distinto i ruoli: “noi di partecipiamo a un’iniziativa che è del tutto compatibile col Ministero nel piano comunicazione. Poi c’è la parte amministrativa che seguono gli uffici”.

A indicare la ditta al Ministero è stata l’Associazione Fungo Porcino. Marco Abbafati, figlio del presidente dell’associazione e segretario dell’assessore Righini, ha confermato: “sì, abbiamo detto che la nostra azienda di fiducia su tutto ciò che è brandizzazione e montaggio è Evolution Trade”. Il marito dell’amministratrice, Emilio Fabbri, è un amico del commercialista della società e ama ostentare una vita lussuosa sui social, tra champagne, auto di lusso e viaggi a Dubai.

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Oltre alla scarsa chiarezza sull’affidamento dei fondi, anche la provenienza dei funghi resta incerta, nonostante l’enfasi sulla sovranità alimentare e sul porcino locale. Un esperto micologo ha chiarito che non è possibile distinguere un porcino italiano da uno straniero a occhio, e che “almeno il 90% viene importato, quindi arrivano principalmente dai paesi dell’Est”. Lo stesso Marco Abbafati ha specificato che la festa non si chiama “del fungo porcino italiano”, concetto ribadito anche dal grossista di funghi locale che da anni è fornitore dell’evento.

La situazione tratteggiata da Report è davvero surreale: il Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare ostenta orgoglio per la partecipazione a un evento dedicato a un prodotto di cui, tra stand di artigianato vario, si fatica a percepire la presenza, e per il quale vengono stanziati 120 mila euro ad una società non rintracciabile, e dove il concetto di “nostrano” dei porcini offerti viene negato pure dai diretti interessati.