Rider fermato a Milano per la protesta contro Trenord accusa la polizia di violenza

Un post dell'associazione di rider Deliverance denuncia gravi violenze fisiche da parte della polizia nei confronti del rider fermato durante le proteste contro Trenord, che non permette di portare le biciclette sui treni.

Rider fermato a Milano per la protesta contro Trenord accusa la polizia di violenza

Il rider fermato a Milano mentre voleva salire su un treno di Trenord con la bicicletta accusa la polizia di violenze fisiche. La vicenda risale a qualche giorno fa: dopo la decisione di Trenord di vietare l’accesso ai treni con bicicletta al seguito, sono scoppiate le polemiche.

Pare che l’azienda abbia fatto questa scelta proprio per disincentivare l’utilizzo dei treni da parte dei rider che – dice Trenord – sono troppi e se salissero tutti con le bici sui mezzi renderebbero “ impossibile il mantenimento delle distanze”.

Così, i rider si sono messi a protestare, rivendicando il loro diritto a spostarsi sui treni con il mezzo con cui lavorano. Alla fine di una di queste proteste, aveva fatto sapere l’associazione di categoria Deliverance, un rider era stato arrestato mentre cercava di salire sul treno nonostante il divieto, ed era stato anche denunciato per possesso illegale di droga (0,43 grammi, sotto il limite di possesso per uso personale, dice Deliverance).

Ora la situazione si aggrava, con l’accusa tramite Deliverance di violenze fisiche al rider ventottenne. Emma, “un ragazzo di 28 anni nigeriano, titolare di un regolare permesso di soggiorno”, scrive Deliverance su Facebook, è stato portato “in Questura, dove è stato trattenuto per più di 6 ore, interrogato, intimidito e picchiato con calci e pugni lungo tutto il corpo. Calci nelle parti intime, botte sulla schiena, sulle gambe (un rider ci lavora con le gambe), sulle braccia”.

Accuse molto gravi, che vengono dettagliate ulteriormente. “Qualcuno ha pensato evidentemente che ad un corriere africano si potesse fare questo. Diffamazione, violenze. Gli hanno rotto il telefono, altro strumento di lavoro per un rider. Nel video si vede chiaramente che chiede prima di essere ammanettato di poter chiudere la sua bici, ma gli agenti non glielo permettono. Senza telefono, isolato da tutti, Emma si è dovuto trascinare su una gamba all’ospedale più vicino. Lo hanno dimesso dal Pronto Soccorso, dopo qualche esame, ancora dolorante”. L’associazione fa sapere che il rider è “ancora sotto shock per le violenze subite.

[Immagine: FB Deliverance]