Ristoranti, 15 mila a rischio infiltrazioni mafiose

In Italia sono 15 mila i ristoranti che rischiano infiltrazioni mafiose secondo l'ultimo report di Cerved, agenzia di informazioni commerciali con sede a San Donato Milanese.

Ristoranti, 15 mila a rischio infiltrazioni mafiose

In Italia sono 15 mila i ristoranti che rischiano infiltrazioni mafiose secondo l’ultimo report di Cerved, agenzia di informazioni commerciali con sede a San Donato Milanese.

È in gran parte l’effetto del lockdown: prima della pandemia erano infatti 6 mila i ristoranti a rischio, a cui se ne sono aggiunti altri 9 mila causa Covid.

Per quanto riguarda la suddivisione territoriale, le regioni dove il rischio è più elevato sono Calabria (40%) e Sicilia (38%), mentre in cifre assolute abbiamo Lazio con 2.116 locali, Lombardia 1.370 e Campania 1.098.

Un affaticamento del settore della ristorazione in Italia che ha visto mancati pagamenti nel 2020 per il 73%, contro il 45% del resto delle Pmi italiane. Il crollo dei ricavi per i ristoranti, secondo Cerved, potrebbe essere del 56% quest’anno.

“L’emergenza da Covid 19 – spiega Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved – ha introdotto nuovi rischi di riciclaggio e ne ha accentuati altri già presenti: la crisi economica seguita alla pandemia rappresenta infatti un terreno fertile per la criminalità, che grazie all’ampia disponibilità di denaro contante derivato da attività illegali può acquisire facilmente la proprietà o il controllo di società in difficoltà finanziaria.

In una fase così delicata per il Paese, abbiamo deciso di rafforzare il nostro impegno nei servizi di antiriciclaggio acquisendo la società specializzata Hawk e offrendo a istituti finanziari e imprese strumenti all’avanguardia, non solo per assicurare un puntuale rispetto delle normative, ma anche per sfruttare tutta la potenza dei nostri big data. Cerved ha dedicato alla lotta al riciclaggio competenze ed energie, e sviluppato soluzioni specifiche, con strumenti fondamentali per completare la proposizione di digital onboarding”.

FONTE: La Repubblica