Ristoranti e pescatori denunciati per la pesca illegale di datteri di mare

A seguito di un'indagine, ristoranti e pescatori sono stati denunciati con l'accusa di pesca illegale di datteri di mare.

Ristoranti e pescatori denunciati per la pesca illegale di datteri di mare

La Guardia di Finanza – Reparto Operativo Aeronavale di Napoli ha condotto un’indagine che ha portato alla denuncia e alla condanna per diversi ristoranti e pescatori rei di aver pescato e acquistato illegalmente i datteri di mare.

Sin dal 1988, infatti, è vietata la pesca dei datteri di mare: la loro raccolta, infatti, danneggia le scogliere e i Faraglioni. Inoltre è anche vietata la commercializzazione. Tuttavia la Guardia di Finanza ha scoperto due organizzazioni criminali che avevano creato un mercato sotterraneo per il commercio illegale di datteri di mare nel golfo di Napoli.

faraglioni capri

A seguito delle indagini diversi ristoranti e pescatori sono stati denunciati e condannati (per i pescatori si è arrivati anche a pene di 12 anni). Fra i denunciati c’è anche Catello Avella, un datteraio di Castellamare di Stabia: è stato accusato di aver distrutto i fondali di Punta Campanella.

Durante la requisitoria nel processo in corso al Tribunale di Napoli, Giulio Vanacore, il pubblico ministero, nei confronti dei pescatori di frodo chiamati in giudizio ha anche sostenuto l’accusa di disastro ambientale.

Il pm ha chiesto una pena di 12 anni di carcere, 12mila euro di multa e confisca di tutti gli attrezzi e mezzi usati per pescare il dattero di mare nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella.

I soldi e i mezzi così sequestrati andranno poi a favore dell’Area Marina, in modo da utilizzarli per monitorare la costa.

Catello Avella ha diversi precedenti legali assai specifici. Secondo la Procura, è considerato un soggetto di caratura criminale collegato alla criminalità organizzata di Castellamare di Stabia.

Durante alcune intercettazioni telefoniche è saltato fuori che pescava di frodo i datteri di mare a Punto Scutolo, Vico Equense, Punta Campanella e Capri.

I datterai coinvolti nell’inchiesta sono accusati di disastro e inquinamento ambientale e danneggiamento, con l’aggiunta dell’aggravante di aver commesso il reato in un’area protetta.