Ristoranti: “La distanza di 2 metri non ha basi scientifiche”, dice Fipe

Secondo Fipe-Confcommercio la distanza di due metri quando si mangia non ha basi scientifiche. Con queste teorie si mortificano i tentativi di ripresa dei ristoranti.

Ristoranti: “La distanza di 2 metri non ha basi scientifiche”, dice Fipe

Fipe-Confcommercio non ha dubbi: la distanza di 2 metri non basi scientifiche, si tratta solo di un nuovo strumento che mortifica ulteriormente i tentativi di ripresa dei ristoranti.

Se ricordate, nei giorni scorsi l’Iss-Inail aveva diramato un nuovo documento nel quale consigliava di mantenere una distanza di due metri in tutte le occasioni nel quale non era possibile indossare la mascherina. Quindi, in pratica, anche quando si mangia bisogna rimanere distanti due metri. E tutto a causa delle varianti del Coronavirus, molto più infettive e contagiose.

La cosa, però, non è piaciuta a Fipe-Confommercio, la quale ha subito diramato una nota stampa nella quale sostiene che sia ora di finirla di complicare l’attività degli imprenditori e di diffondere inutile allarmismo. Secondo Fipe è un fatto assai grave che le istituzioni preposte alla tutela della salute abbiano messo nero su bianco il suggerimento di aumentare a due metri la distanza fisica nei ristoranti, ammettendo fra l’altro nel medesimo documento che non esistono basi scientifiche che supportino questa ulteriore regola.

Così facendo, le autorità sanitarie stanno perdendo di credibilità. Invece di continuare a inventarsi nuovi strumenti per mortificare le speranze di ripresa degli italiani e dei ristoratori, dovrebbero concentrarsi su come velocizzare la campagna vaccinale. Le conseguenze economiche e sociali di questo continuo giocare con i numeri senza capirne le conseguenze, sta portando tutti all’esasperazione.

E intanto i ristoratori si ritrovano ad essere per il terzo mese al verde, senza nessun ristoro all’orizzonte, con il 90% dei locali chiusi e senza nessun piano per la riapertura. Questo è un momento drammatico, tutti devono essere responsabili: non è possibile uccidere un comparto da 1 milioni di lavoratori senza avere alcuna base scientifica.

Matteo Musacci, vicepresidente di Fipe, ha spiegato al Corriere della Sera di sentirsi preso in giro: loro non hanno bisogno di consigli, ma di indicazioni serie. Se davvero i due metri di distanza diventassero obbligatori, per molti non varrebbe la pena di riaprire. Soprattutto nei centri storici, infatti, i locali non sono così grandi: imporre l’obbligo del distanziamento di due metri vorrebbe dire per molti ristoranti avere pochissimi tavoli.

Dello stesso avviso è anche Paolo Bianchini, presidente dell’associazione Mio (Movimento Imprese Ospitalità), facente parte di Federturismo-Confindustria e proprietario di un ristorante a Viterbo. Bianchini parla di una caccia all’untore: se queste misure “deliranti” verranno rese obbligatorie, vorrà dire preparare il funerale del settore.

E l’Iss come risponde a queste proteste? Paolo D’Ancona, epidemiologo dell’Iss che ha partecipato alla stesura del report, ha cercato di calmare gli animi sostenendo che le loro erano solo indicazioni, non un Dpcm. I consigli dati erano un invito alle persone ad essere sempre più prudenti: con la mascherina va sempre mantenuto il metro di distanza, mentre senza mascherina (quando per esempio al bar o al ristorante devi bere o mangiare), ecco che è più prudente mantenere la distanza di due metri.