Ristoranti: Matteo Bassetti contro l’uso della mascherina ai tavoli fra un boccone e l’altro

Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova, si dichiara contro l'obbligo di uso di mascherina fra un boccone e l'altro quando si è seduti al tavolo dei ristoranti.

Ristoranti: Matteo Bassetti contro l’uso della mascherina ai tavoli fra un boccone e l’altro

Anche Matteo Bassetti ha voluto dire la sua in merito alle linee guida del CTS sulla riapertura delle attività. Il cuore della questione è un’indicazione alquanto singolare: nei ristoranti viene chiesto l’obbligo di indossare la mascherina ai tavoli fra un boccone e l’altro.

Il direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova si è dichiarato “colpito” dalla decisione del Comitato Tecnico Scientifico di far indossare la mascherina dentro ai ristoranti quando si è seduti al tavolo, tranne quando si beve e mangia.

La questione è che, secondo il CTS, il pranzo o la cena si dovrebbe svolgere così: entri con la mascherina, ti siedi con la mascherina, ordini con la mascherina. E fin qui nulla da eccepire. Ma quando ti arriva il piatto, in pratica, seguendo le indicazioni del CTS, ti dovresti tirare giù la mascherina per portare il boccone in bocca o bere, poi la ritiri su mentre mastichi, la ritiri giù al boccone successivo e via così per tutto il resto del pasto. Il che può diventare un po’ complicato da gestire, oltre al fatto che il gioco della mascherina su e giù ogni pochi secondi fa sì che la si debba toccare di continuo (cosa che sarebbe da evitare).

Bassetti contesta quelle che chiama “cene in maschera” e si chiede, ironicamente, se si possa progettare una mascherina con fessura per il cibo o per far passare una cannuccia per bere. Secondo Bassetti è una proposta “ridicola e pericolosa”, senza alcun fondamento scientifico e che finisce per creare solamente paura e confusione.

Secondo l’infettivologo, se tale proposta verrà accettata ecco che rischierà di coprire l’Italia di ridicolo rispetto al resto dell’Europa e di tutto il mondo. E si chiede perché in Italia si trovi sempre il modo di complicare le cose e mai di semplificarle.