Ristoranti: negli Stati Uniti il (non) welfare potrebbe aggravare l’emergenza Coronavirus

La maggior parte dei lavoratori della ristorazione, negli USA, non ha permessi retribuiti per malattia: quindi forse continuerà a lavorare e a maneggiare cibo anche in caso di sintomi da Coronavirus.

Ristoranti: negli Stati Uniti il (non) welfare potrebbe aggravare l’emergenza Coronavirus

Di fronte all’aumento pandemico dei casi di Coronavirus gli USA iniziano a farsi una domanda: se i lavoratori della ristorazione non hanno permessi retribuiti per malattia, chi mi assicura che non preparino il mio cibo anche in caso siano malati (e quindi contagiosi)? A chiederselo è il Washington Post, che fa notare una situazione assai diffusa negli Stati Uniti, dove solo il 25% degli addetti alla ristorazione ha diritto a permessi di malattia retribuiti. Il restante 75% o va a lavorare (anche quando è malato) o non viene pagato. Non a caso, i centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie affermano che un lavoratore su cinque ha riferito di aver lavorato almeno una volta nell’anno precedente mentre era malato di vomito o diarrea.

Perciò è lecito chiedersi cosa succederà ora che, alla comparsa dei primi sintomi (magari a prima vista banalmente influenzali) questi stessi lavoratori continueranno ad andare a lavorare e a maneggiare gli alimenti, per paura di perdere lo stipendio o il lavoro? Mentre la minaccia del Coronavirus cresce anche negli Stati Uniti (a dispetto di quanto vorrebbe il presidente Trump), gli esperti di sanità americani sono dunque preoccupati per la sua diffusione da parte dei lavoratori nel settore della ristorazione, in un Paese che spende per il cibo fuori casa la metà di tutta la sua spesa alimentare (per un totale di circa un quarto dei pasti totali).

Nel frattempo, la National Restaurant Association ha rinnovato gli sforzi per spiegare ai lavoratori quali sono le procedure più sicure per la manipolazione degli alimenti in vista dello scoppio del Coronavirus.

[Fonte: Washington Post]