Ristoranti: Torino 3 su 10 non riapriranno questo week-end

I ristoranti di Torino possono ripartire oggi, 23 maggio, ma 3 su 10 non riapriranno, secondo l'associazione di categoria Epat, per paura degli assembramenti e a causa degli introiti ridotti, i coperti limitati.

Ristoranti: Torino 3 su 10 non riapriranno questo week-end

A Torino tre ristoranti su dieci non riapriranno questo weekend come concesso, in ritardo sulla tabella di marcia nazionale, dall’ordinanza regionale piemontese. I motivi sono diversi: c’è chi -purtroppo- non è riuscito a superare questi due mesi di crisi, chi attende condizioni migliori e più semplici per tornare all’operatività, chi si ribella alle nuove norme anti-movida.

Ma il dato resta: tre locali su dieci terranno le serrande giù, e uno su due ha seri timori legati alla liquidità, almeno sotto la Mole. A dirlo è un’ indagine di Epat-Ascom Torino.

Eppure, questi stessi esercenti in difficoltà, erano gli stessi che in queste settimane hanno praticato asporto (il 40%, secondo l’indagine) e il delivery (il 35%), segno che in molte situazioni questi due stratagemmi non sono bastati a contenere le perdite.

A preoccupare di più i ristoratori torinesi: secondo Epat (Associazione Pubblici esercizi di Torino), sono gli introiti ridotti, dovuti alla diminuzione dei coperti per le nuove normative sul contenimento dell’epidemia a spaventare gli esercenti. Il 95% degli intervistati si dichiara preparato a rispettare le norme per la tutela dei clienti e il 91% si sente tranquillo anche in merito alle misure previste per i dipendenti, nonostante tutte le iniziali difficoltà a mettersi in regola.

Ma il timore di non riuscire a contenere gli assembramenti è grande: “Nella ripartenza in un weekend di tempo bello – dichiara Ferraro, direttore dell’Epat – rimane il rischio di assembramenti per cui gli esercenti della movida condivideranno la prudenza nelle riaperture con la cessazione dell’asporto alcolici dalle 19 e chiusura all’una nelle zone della movida e in quelle più a rischio della città”.

[fonte: La Stampa]