Torniamo nel settore della ristorazione perché qui alcune associazioni di categoria hanno chiesto al Governo di inserire anche il cuoco fra le professioni usuranti. Portavoce della richiesta sono state in particolar modo ADG (Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto), APCI (Associazione Professionale Cuochi Italiani), Chic (Charming Italian Chef) e JRE Italia, promotori di #FareRete.
I quattro presidenti delle suddette associazioni hanno inviato una comunicazione firmata congiuntamente ai Ministri e ai Presidenti di Commissione in modo da sottoporre alla loro attenzione la situazione di questa categoria lavorativa.
La crisi economica scatenata dalla pandemia da Coronavirus ha acuito i disagi di questa categoria, portando a diverse conseguenze negative, fra cui un alto numero di giovani che hanno deciso di abbandonare un tipo di lavoro troppo impegnativo, ma poco attrattivo.
Il fatto di dover lavorare per periodo prolungati e continuativi, con orari disagiati, spesso in spazi angusti e con temperature alte, finiscono con provocare stanchezza e stress psico-fisico (solo a inizio anno in provincia di Bergamo un cuoco che aveva perso il lavoro a causa del Covid-19 si è suicidato), riducendo di conseguenza la vita di relazione pubblica e privata.
Inoltre il contesto normativo è caratterizzato da limitazioni e iter procedurali che impattano grandemente sul business delle aziende della ristorazione. Le dinamiche che si generano in questo settore finiscono con il limitare l’iniziativa privata d’impresa: la capacità di fare affari è ridotta a causa di vincoli esterni normativi e procedure ormai non più attuali.
Le associazioni ritengono che si debba porre rimedio a questa situazione: per tale motivo sono state avviate discussioni con chi di dovere per colmare questa evidente “lacuna”.