Se a Napoli è vietato dare cibo ai clochard (tanto che i senzatetto sono stati allontanati dalla Galleria Umberto I), ecco che a Roma succede una cosa analoga alla stazione Termini: qui è vietato dare da mangiare ai senzatetto. Con tanto di vigilantes che controllano e bloccano i volontari, i quali protestano e non ci stanno: loro continueranno a fare il loro lavoro.
Da due settimane a questa parte la società Grandi Stazioni ha stabilito che è vietato dare da mangiare ai senzatetto che si trovano all’interno della stazione. Tuttavia i volontari hanno deciso di continuare ad agire come se il divieto non esistesse. Fra di essi anche i volontari dell’associazione Casa Famiglia Lodovico Pavoni.
È proprio uno di essi a spiegare a Fanpage.it cosa stia succedendo. Mauro Terzoni ha spiegato che giovedì sera scorso i volontari sono partiti carichi di cibo, coperte e vestiti da dare ai senzatetto della stazione Termini. Giunti sul posto hanno trovato quattro persone che non stazionavano all’esterno in quanto sprovviste di coperte: faceva troppo freddo, avrebbero rischiato di congelare.
Solo che appena sono arrivati alla stazione, i vigilanti li hanno fermati ricordandogli del divieto in vigore. I volontari hanno tentato di spiegare le loro ragioni: milioni di persone transitano e mangiano dentro la stazione, provvista fra l’altro di appositi punti di ristoro. Loro, come associazione, portano i pasti e poi tornano a pulire.
Ma non c’è stato niente da fare: i vigilanti hanno chiamato i Carabinieri che hanno provveduto ad identificare i volontari. Che però affermano: loro continueranno ad aiutare i senzatetto, la cui situazione è stata aggravata dalla pandemia.
Per quanto riguarda le forze dell’ordine, i volontari spiegano che li rispettano e li ammirano, loro devono fare il loro lavoro, ma anche i volontari devono continuare a dare da mangiare a chi ne ha bisogno. Nel frattempo pare che l’assessore Funari e il Prefetto stiano cercando di trovare una soluzione a questa situazione critica.
[Crediti Foto | Ingolf from Berlin , Deutschland, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons]