Sardegna: la fabbrica di bombe potrebbe diventare un caseificio

Sul tavolo del Governo la proposta di riconversione di una discussa fabbrica di bombe in Sardegna in un caseificio di prodotti locali, grazie al Recovery Found.

Sardegna: la fabbrica di bombe potrebbe diventare un caseificio

Al vaglio del ministero dello Sviluppo Economico c’è la proposta di trasformare una fabbrica di armi e bombe in Sardegna in un caseificio.

Un’idea bella e buona, verrebbe da dire, possibile grazie al Recovery Plan e lanciata con lo slogan “più formaggi, meno bombe”.

La fabbrica in questione è la Rwm Italia, azienda produttrice di armi, bombe e testate a Domusnovas, nel Sulcis, zona nota per i suoi  giacimenti carboniferi.

A fornire l’occasione per la proposta di riconversione è la crisi della Rwm, azienda italiana controllata dalla Rheinmetall tedesca, che sta lasciando a casa diversi lavoratori (110 i contratti non rinnovati a ottobre, altri 80 a luglio, oltre ai 90 in cassa integrazione) a causa dello stop delle licenze di esportazione per bombe d’aereo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

Così arriva l’idea di salvare i posti di lavoro, ma anche di riconvertire in senso pacifico una fabbrica molto discussa. A presentare la proposta al ministero sono le associazioni Donne Ambiente Sardegna e Sardegna Pulita, con Wilpf Italia, Women’s International League for Peace and Freedom.

“La Sardegna non merita e non vuole più addosso quella macchia di sangue innocente. Si tratta quindi di restituire dignità ai lavoratori della Rwm e di contribuire alla formazione di un prezzo del latte rispettoso della fatica dei pastori sardi”, fanno sapere dalle associazioni. “Il progetto  prima di essere una proposta tecnica vuole essere una proposta politica, perché per la sua concretizzazione è determinante un cambio di rotta della politica estera”.

“Per questo – spiegano –  il progetto verrà in seguito presentato anche alla Farnesina, la cui autorità Autorizzativa (UAMA) dovrà a breve pronunciarsi essendo imminente la scadenza della sospensione di 18 mesi della spedizione di missili e bombe aeree faticosamente strappata al Parlamento, per far venir meno, purtroppo solo pro tempore, la complicità dello Stato Italiano nel massacro yemenita”.

[Fonte: Open]