Le campagne della Sardegna rischiano di rimanere senza acqua ma, almeno per questa volta, la colpa non è della siccità: il settore primario locale, infatti, è in realtà minacciato dal cosiddetto caro bollette, che unito ai lunghi ritardi nei rimborsi delle autorità regionali, previsti per legge, sta di fatto paralizzando le attività e i servizi dei Consorzi di bonifica, prosciugandone – metaforicamente ma anche nella realtà dei fatti – i bilanci. “I costi per l’energia che la Regione sostiene, che ammontavano a circa 10 milioni di euro l’anno, ora con gli aumenti raddoppiati o in alcuni casi triplicati, saranno diventati almeno 20 milioni”, denuncia Gavino Zirattu, presidente di Anbi Sardegna, l’associazione che rappresenta e tutela i Consorzi di bonifica: in altre parole, il futuro delle attività di irrigazione è decisamente compromesso.
Lo sesso Zirattu spiega come al momento sia assolutamente necessario scongiurare l’eventuale distacco delle utenze da parte dei gestori del servizio elettrico, che di fatto “avrebbe terribili conseguenze non solo sul mondo agricolo, ma anche per tutta la società civile, perché verrebbero a fermarsi le idrovore”. La politica regionale, tuttavia, si è “finora dimostrata sorda”: i Consorzi si trovano impossibilitati nel fare economia sul funzionamento degli impianti, e allo stesso tempo non possono continuare a sostenere gli attuali costi di mantenimento con una struttura che si regge per i ritardi dei fondi regionali.
“La politica deve dare delle risposte” ha aggiunto Battista Cualbu, presidente di Coldiretti. “Deve prendere in mano la questione con la giusta serietà. La situazione è ormai insostenibile e non più rinviabile”. In altre parole, i Consorzi sono con l’acqua alla gola.