Chissà se c’è un equivalente giapponese del proverbio “il riso abbonda sulla bocca degli stolti”: sarebbe perfetto per descrivere quanto accaduto in questi giorni al ministro dell’agricoltura nipponico Taku Eto, costretto a dimettersi per una dichiarazione poco ponderata. In un periodo in cui l’alimento giapponese di base scarseggia ormai da tempo (colpa anche dei turisti), il politico ha pensato bene di ammettere che di riso, lui, non ne compra ormai più; anzi, ne avrebbe da vendere.
La dichiarazione infelice del ministro
Qual è la cosa più sensata che possa dire il ministro dell’agricoltura giapponese in piena crisi del riso? Che lui di certo non ha di questi problemi, perché il cereale più consumato (e al momento scarseggiante) del Paese glielo regalano i suoi sostenitori.
Poteva essere già abbastanza per costargli la carriera, ma Taku Eto – in occasione di un evento di raccolta fondi organizzato la scorsa domenica dalla sezione locale del suo partito – ha deciso di aggiungere anche che ne ha così tanto da poter persino iniziare a venderlo.
Le reazioni pubbliche e politiche, come immaginerete, non sono state delle migliori, e alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Senato a luglio, il membro dell’esecutivo ha dovuto abbandonare il suo ruolo.
La produzione di riso, lo dicevamo, è da diverso tempo in crisi nera nel Paese del sol levante; per far fronte alla scarsità del prodotto e alla conseguente impennata dei prezzi, il governo ha iniziato ad attingere ai fondi di riserva destinati ai periodi di carestia.
La gaffe del riso lascerebbe spazio, secondo i media locali, a Shinjiro Koizumi come nuovo ministro, figlio dell’ex premier Junichiro e già ministro dell’ambiente.