Se c’è una cosa che va riconosciuta a questo ministro dell’Agricoltura è sicuramente la coerenza. Mentre il mondo del vino attraversa una crisi epocale e molti attori del settore chiedono strategie e riforme per rispondere ai cambiamenti in atto, lui resta inamovibile sulla sua idea: il problema è la demonizzazione del prodotto.
C’è troppa produzione di vino? Il problema è la demonizzazione. Unione Italiana Vini chiede una revisione del sistema delle denominazioni? “Il nemico è la criminalizzazione del prodotto”. I dazi minacciano il commercio? Sapete già la risposta.
Una certezza ferrea la sua, che non manca di ribadire ad ogni occasione, come è successo di recente, affermando anche che nelle nazioni in cui si beve di più, si vive più a lungo.
“Banalmente logico”
Questa curiosa dichiarazione del ministro è stata rilasciata durante una recente conferenza stampa in occasione della presentazione del film “Divinazione Expo G7. Agricoltura e Pesca 2024”, opera che vuole celebrare il successo del G7 Agricoltura e Pesca tenutosi sull’Isola di Ortigia, a Siracusa, in Sicilia, dal 26 al 28 settembre 2024.
Qui Lollobrigida è tornato a ribadire la sua posizione, nel caso ce ne fosse bisogno: “se tutte le mattine ti alzi e leggi qualche indemoniato che ti dice che il vino ti uccide, tu pure se ti piace non lo bevi più”; lanciandosi poi in un suo excursus storico: “una nazione che ha da 4.000 anni il vino nella sua alimentazione è la più longeva d’Europa, mentre quelli che non ce l’hanno vivono di meno”. Dati lapalissiani, secondo lui, e se qualche “indemoniato” li mettesse in discussione, per lui il collegamento tra consumo di vino e longevità è “banalmente logico”.
Il ministro ha ritenuto invece opportuno sottolineare come l’export del vino abbia raggiunto quest’anno la cifra record di 8,1 miliardi di euro, e che, indovinate, “la crisi dei consumi interni c’è soprattutto per la criminalizzazione del prodotto. Criminalizzare il vino può fare più danni di qualsiasi dazio”.
Inutile dire che la dichiarazione sul nesso tra longevità e consumo di vino abbia suscitato le reazioni indignate della comunità medica, le cui raccomandazioni sul consumo moderato di alcool e i rischi per la salute provengono da anni di dati e studi, e non da “banale logica”. Saranno “indemoniati” anche loro?