Il Buonappetito: i dubbi su Seeds and Chips, e le certezze

Seeds and Chips 2018: si conclude a Milano il simposio dedicato a cibo e innovazione, tra dubbi e certezze

Il Buonappetito: i dubbi su Seeds and Chips, e le certezze

Giuro che da domani torno a occuparmi di salami e cioccolatini, ma in questi giorni in Italia stanno succedendo cose troppo rilevanti per quel che riguarda il cibo.

A Parma sta per concludersi Cibus, dalla quale Dissapore vi aggiorna costantemente. Ma lunedì 7 maggio a Milano è principiato anche Seeds and Chips, “The Global Food Innovation Summit”.

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Seeds and Chips –letteralmente “semi e patatine”– è un simposio dedicato a cibo e innovazione. Ci sono ospiti internazionali di primissima caratura, come per esempio Howard Schultz, mega-capo di Starbucks (che peraltro ha confermato l’apertura settembrina a Milano in Curdusio, nell’ex palazzo delle poste).

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Ma c’è stato anche John F. Kerry. I golosi americani adorano Kerry soprattutto perché sua moglie è Teresa Heinz –yes: proprio quella del ketchup–, ma il senatore deve la propria fama all’esser stato segretario di stato di Obama.

Kerry a Seeds and Chips ha tenuto uno speech di quelli cui ci hanno abituato i mega-politici d’oltreoceano a fine carriera: vision, vision e ancora vision.

Salvare la terra, ognuno conta, facciamo la differenza, we can do it, yes we can, chili di ottimismo (ingrediente prezioso per perdere le elezioni, in USA come in Italia) eccetera eccetera eccetera.

A me queste paternali lasciano sempre un po’ interdetto, considerando anche che arrivano dagli Stati Uniti verso un’Europa che da tanti punti di vista –a proposito di produzione alimentare, per dire– è assai più virtuosa.

Così come mi lascia un po’ interrogativo che sul mio pass ci siano stampati solo due sponsor, e uno di questi sia Bayer: non voglio fare l’antagonista, ma una manifestazione in cui si discute di semi con Bayer come suppoter è come se la serie A fosse sponsorizzata dalla Juventus.

E mi lascia anche perplesso che si parli di plastica e oceani e inquinamento e l’acqua distribuita al pubblico del convegno sia confezionata in tetrapak con il tappo di plastica, una roba così difficile da riciclare che ci vorrebbe la manualità di Giovanni Muciaccia.

Poi però la Naomi Klein che è dentro di me si zittisce.

E mi dico che contano i fatti: John F. Kerry è quello che messo in piedi l’accordo climatico di Parigi, la ricerca sull’agroalimentare è quella che consente di produrre cibo in quantità per tanti, con maggiore efficienza, minori sprechi.

Che è Trump quello che gli accordi sul clima vuole smontarli, e che se non ci fosse la ricerca staremmo ancora a produrre energia col carbone.

Ahimè –mi rassegno per l’ennesima volta– il mondo è complesso e c’è sempre un po’ di yin dentro lo yang e viceversa. Quindi, ancora una volta, mi ritrovo progressista.

Sempre avanti bisogna andare. Siempre adelante. Ma con juicio.