Siccità: pesche e susine potrebbero ridurre del 50% il consumo di acqua, sostiene uno studio

L'impiego di alcune pratiche agronomiche potrebbe ridurre il consumo d'acqua del 50%, aiutando a combattere la siccità.

Siccità: pesche e susine potrebbero ridurre del 50% il consumo di acqua, sostiene uno studio

Senza acqua il cibo non cresce – un’equazione dolorosamente semplice e, considerando la sempre più crudele stretta della siccità, spaventosamente attuale. In questo contesto, si può essere portati a puntare il dito verso le attività di frutticoltura, che di fatto impiegano enormi quantità di acqua in un momento storico dove l’acqua, per l’appunto, è davvero poca. Le ricerche svolte sul campo da Apo Conerpo, che detiene la leadership tra le organizzazioni di produttori ortofrutticoli d’Europa, raccontano però un’altra storia: utilizzando delle buone pratiche agronomiche, infatti, è possibile produrre frutta estiva di qualità impiegando fino al 50% di acqua in meno – pratiche che di fatto già vengono utilizzate nel caso di pesche, susine e albicocche.

pesche

Il modello della produzione integrata, ossia un insieme di pratiche agronomiche che, stando a quanto dichiarato da Apo Conerpo, consentono di “ridurre e razionalizzare l’impiego di mezzi chimici, applicare metodi a basso impatto ambientale e al contempo ottenere prodotti di elevata qualità” viene impiegato in agricoltura da oltre 20 anni e, oltre a fa rimpicciolire i consumi di acqua, permette anche di contenere la spesa energetica per i carburanti riducendo sensibilmente le emissioni di anidride carbonica.

“Oggi nei frutteti vengono messe in opera tecniche specifiche che permettono di essere ancora più virtuosi sul fronte del risparmio idrico e della riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti, risparmiando nel contempo energia, carburante e fitofarmaci” ha spiegato Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo. “Le drupacee, pesche, nettarine, albicocche e susine, rappresentano un ottimo esempio dei risultati di questo impegno”.