Slow Food contro il lancio del formaggio, e non si può non essere d’accordo

Anche in Valtellina il tradizionale gioco gastronomico diventa ufficiale: incitazione allo spreco o valorizzazione del territorio?

Slow Food contro il lancio del formaggio, e non si può non essere d’accordo

Ci armiamo di casco e scudo perché stiamo per imboccare un sentiero spinoso: quello delle tradizioni, tanto difficili da sradicare anche quando opinabili, o anche solo da mettere in discussione. Il protagonista di queste righe è il lancio del formaggio, in particolare quello dello Storico Ribelle, che da quest’anno partirà sotto forma di gara anche a Morbegno, in Valtellina. Questo gioco gastronomico non è certo nuovo, ma lo diventa, almeno ufficialmente, in questo comune del sondriese – e non a tutti va giù.

La tradizione del lancio del formaggio

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Come ogni tradizione che si rispetti, anche il lancio del formaggio è decantato come gioco dalle origini antichissime, da sempre praticato in contesti pastorizi e, secondo certe fonti, addirittura risalente agli etruschi.

Cercando di sorpassare per un attimo il romanticismo legato a quello che è riconosciuto come un vero e proprio sport, nei secoli questo tipo di iniziative è stato sempre più relegato a limitati momenti dell’anno (come il Carnevale) per evitare che il rotolamento delle pesanti forme potesse arrecare danno a oggetti, animali o persone.

Le limitazioni non hanno di certo posto un freno definitivo al gioco, che oggi è praticato in diverse zone d’Italia – una su tutte, a Petrignano, frazione di Assisi –, ma con regolamenti ben precisi e una maggiore attenzione a certi aspetti. A proposito, che fine fanno ‘ste forme casearie dopo la gara?

La posizione di Slow Food

Noi ce lo siamo chiesti, soprattutto alla luce della recente notizia che ha visto il comune lombardo di Morbegno, tramite la Pro Loco, affiliarsi alla FIGeST (Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali) per portare ufficialmente il lancio del formaggio anche sulle sue strade.

L’annuncio non è andato a genio a molti; né alla Condotta Slow Food della Mera, né al Consorzio di Salvaguardia dello Storico Ribelle (il formaggio in questione), né tantomeno a Marco Deghi, presidente del Consorzio Formaggi DOP Valtellina Casera e Bitto.

Secondo queste voci, la proposta è in contrasto “con una visione culturale e rispettosa del cibo”; inoltre, “trattare il formaggio come oggetto da lanciare in un contesto ludico rappresenta a nostro avviso una banalizzazione che non rende giustizia al suo valore gastronomico, storico e umano“.

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Lasciando a voi di elaborare un giudizio personale, ci teniamo solo a sottolineare un aspetto, per evitare che alla visione completa manchino dei pezzi, com’è successo al New York Times quando parlava del Carnevale di Ivrea. Secondo il regolamento del lancio della forma di formaggio, disponibile sul sito di FIGeST, “la regola comune per tutte le gare di lancio della forma di formaggio è quella che il vincitore riceve in premio la forma di formaggio giocata dall’avversario”.

Prosegue il regolamento: “In caso di rottura della forma durante il gioco, la parte maggiore determina il segno per ripartire con il tiro successivo, mentre i rimanenti pezzi sono a disposizione degli spettatori che seguono la gara per essere subito mangiati“. Sembra, insomma, che lo spreco sia pari a zero o quasi, ma lasciamo aperto lo spazio per altre riflessioni.