Sostenibilità: la classifica dei cibi più eco-friendly

Fondazione Barilla lancia una classifica dei piatti italiani e stranieri più eco friendly, e la pizza si distingue in positivo.

Sostenibilità: la classifica dei cibi più eco-friendly

Nell’estate del plastic free, è importante sapere quanto facciamo male all’ambiente quando ci sediamo a tavola. Per questo ci sembra decisamente attuale la classifica sui cibi che maggiormente rispettano, in tutto il mondo, i parametri di sostenibilità, risultando alla fine più o meno eco-friendly.

A pensarci, in questa stagione di bando assoluto a bottigliette usa e getta e a mozziconi di sigaretta, è stata la Fondazione Barilla, che ha messo a confronto i piatti tradizionali dei Paesi più visitati, sulla base del loro impatto sulla salute del Pianeta con le evidenze del Food Sustainability Index.

Inoltre, la Fondazione in questa classifica ha utilizzato il semplice e immediato criterio semaforico: il verde è sinonimo di sostenibilità, mentre il rosso simboleggia un forte impatto sulle risorse del Pianeta.

Così ne viene fuori che una pizza (margherita, sia chiaro) risulta essere tutto sommato sostenibile, con un consumo di  412 litri d’acqua e 2,46 metri quadrati di terreno, e un impatto sull’ambiente di 652 grammi di gas serra generati lungo la filiera.

A meritarsi il colore arancione sulla linea semaforica della classifica sono invece il Fish and Chips, tipico piatto made in UK, o la paella, dove per 100 grammi servono 241 litri d’acqua e quasi 2 metri quadrati di terreno.

Malissimo anche per il baccalà in Portogallo, dove 1 etto di crocchette costa al pianeta 170 grammi di Co2, che diventano 250 se cotto alla brace.

Vanno meglio piatti come l’insalata nizzarda francese, piatto che si dimostra piuttosto eco oltre che uno dei più apprezzati della stagione da spiaggia; ;o la Moussaka, piatto tradizionale greco per cui si consumano 241 litri d’acqua per una porzione da 100 grammi. Insomma se siamo quello che mangiamo, per continuare a non essere un eccessivo pericolo per l’ambiente, oggi sappiamo anche cosa mangiare.

[Fonte: Il Messaggero]