Spesa ed etichette, gli italiani preferiscono i prodotti “senza”

Gli italiani ormai conoscono tutti i segreti delle etichette dei cibi quando vanno a fare la spesa: dagli alimenti "senza" all'ordine degli ingredienti

Spesa ed etichette, gli italiani preferiscono i prodotti “senza”

Quando si tratta di fare la spesa e comprare cibo confezionato, che sia nei supermercati o nei negozi, gli italiani per prima cosa guardano l’etichetta. E per una serie di motivi, il primo di tutti, le preoccupazioni per la salute: infatti la maggior attenzione, e preferenza, va ai prodotti “senza”, privi di antibiotici, conservanti e additivi di vario tipo. È il risultato di una ricerca di Banco Fresco, la catena food retail specializzata nei freschi e freschissimi presente in Lombardia e Piemonte: ma c’è molto altro.

Chi legge le etichette dei cibi

supermercato

La prima cosa abbastanza sorprendente è che oramai abbiamo sviluppato una confidenza con le etichette dei cibi, se non una vera e propria dipendenza. Il 62% degli italiani come primo fattore guarda l’etichetta e gli ingredienti dei prodotti. Guardare l’etichetta, prima dell’acquisto, è diventata una vera e propria abitudine per il 90% dei consumatori.

Cosa cerchiamo nelle etichette

bambino supermercato

Il primo motivo che spinge gli italiani a guardare le etichette è infatti il controllo della scadenza degli alimenti (75%), seguito dall’interesse per la provenienza geografica (61%) e dalla verifica dell’assenza di sostanze dannose per la salute (47%). Tanta, dunque, anche l’attenzione al Made in Italy e all’indicazione geografica dei cibi (DOP, DOC, DOCG, IGP), che per l’81% costituisce un elemento determinante al momento dell’acquisto.

La ricerca del prodotto “senza”

Supermercato carrello

Le etichette che convincono maggiormente sono quelle che contengono le diciture “senza”: ma sono dei senza particolari, non abbocchiamo tanto ai “senza glutine” e “senza olio di palma”, bensì preferiamo i “senza antibiotici” (59%), “senza conservanti” (53%) seguite da “senza zuccheri” e “senza polifosfati” (entrambe al 29%). E poi, molti consumatori (52%) individuano negli additivi le sostanze ritenute più dannose, più del sale (12%), dello zucchero (12%) e dei grassi in generale (dall’11%).

Cosa c’è scritto davvero nelle etichette

Alette di pollo supermercato

Dall’indagine emerge che mediamente i consumatori sono piuttosto preparati sul sistema di etichettatura. Il sistema in vigore è ritenuto abbastanza chiaro dal 78% delle persone, che infatti si rivelano in grado di riconoscere le differenze tra diciture simili – come “ad alto contenuto di fibre” e “fonte di fibre” – e di essere informate su aspetti direttamente collegati all’esame del contenuto delle confezioni.

Solo un quarto del campione non era a conoscenza della regola secondo cui gli ingredienti sono elencati dal più al meno presente, e più della metà sa esattamente quali sono gli elementi obbligatori per legge che devono figurare su tutte le etichette alimentari (ingredienti, scadenza, presenza di allergeni, quantità netta, valori nutrizionali, provenienza geografica).

Preferibilmente non guardare solo la scadenza

Però ci sono anche delle conoscenze da approfondire: solo un terzo degli intervistati ha dimostrato di conoscere la differenza tra “da consumarsi entro…” e “consumare preferibilmente entro”. Il che è ancora più importante perché poi, all’atto pratico, più della metà (60%) delle persone quando un prodotto è scaduto non lo butta via, ma controlla a livello sensoriale se sembra andato a male, e se è buono lo consuma senz’altro. D’altronde gli italiani sono già abituati a controllare da soli la bontà dei prodotti: nel 94% dei casi quando si tratta di frutta e verdura la preferenza ricade proprio sullo sfuso.

Al fine di aiutare i consumatori nella corretta lettura delle etichette alimentari, il Ministero della Salute ha sintetizzato tutte le informazioni e la normativa vigente a riguardo nel documento “Etichettatura degli alimenti. Cosa dobbiamo sapere”.