La pandemia ha aumentato gli sprechi alimentari: a dirlo sono i produttori agroalimentari, interpellati sul tema da una ricerca dell’Osservatorio Metronomo.
Un aumento del cibo buttato, invenduto o sprecato che si attesta tra il 5 e il 15%, secondo il 26,2% dei produttori intervistati dalla ricerca commissionata da Metro Italia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
A causarlo, spiega il professor Fabio Iraldo, sarebbero stati proprio “i lockdown e le restrizioni sul mercato dei consumi fuori casa che hanno costretto i produttori, laddove possibile, a spostarsi su segmenti di mercato alternativi, non sempre facili e immediati da individuare”.
Insomma, nella difficoltà di organizzarsi, spesso il prodotto è andato sprecato. La ricerca mette in luce, comunque, anche aspetti positivi legati alla produzione agroalimentare e alle evoluzioni che ha dovuto introdurre per far fronte alle nuove esigenze di mercato: nel 42% dei casi considerati sono stati ottimizzati i packaging e nel 28% sono stati introdotti nuovi formati con minori quantità di prodotto. In ogni caso, è indubbio che uno stravolgimento importante c’è stato, sia nei consumi che – di conseguenza – nella produzione: il problema è stato organizzarsi per tempo.
Lo stesso discorso vale, ad esempio, per la digitalizzazione delle imprese, fondamentale in un periodo di spostamenti limitati e di boom di acquisti online: il 75% degli intervistati dalla ricerca dichiara di non utilizzare applicazioni digitali che favoriscano la rivendita di prodotti in mercato secondari, cosa che potrebbe essere fondamentale per ridurre gli sprechi.
[Fonte: Il Corriere della Sera]