Starbucks: vendite in calo del 44% in Cina a causa della restrizioni anti Coronavirus

In Cina le vendite di Starbucks sono crollate del 44% a causa delle rigide restrizioni anti Coronavirus.

Starbucks: vendite in calo del 44% in Cina a causa della restrizioni anti Coronavirus

Andiamo in Cina perché non solo KFC deve correre ai ripari usando ingredienti meno cari nel suo menu, ma anche Starbucks è alle prese con un calo delle vendite del 44%, tutto per colpa delle rigide restrizioni anti Covid-19 del paese.

Nel corso degli ultimi tre mesi, infatti, le sedi cinesi di Starbucks aperte da almeno 13 mesi hanno visto un calo delle vendite del 44%. Il che è inevitabile, visto che in Cina le restrizioni alla mobilità dei cittadini e i vari lockdown sono stati attuati molto rapidamente, anche dopo pochi casi se rapportati a quelli presenti da noi e sono stati allentati molto più lentamente a causa della politica zero Covid.

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Facendo un esempio, Shanghai, il più grande mercato cinese di Starbucks, è stato totalmente bloccato per circa due terzi del trimestre a causa della restrizioni. Il fatto è che la politica zero Covid della Cina ha reso difficile ai cittadini e alle aziende tornare alla normalità, il che è un grosso problema per Starbucks visto che la Cina è uno dei suoi mercati più importanti (qui ci sono circa 5.760 sedi).

Belinda Wong, presidente di Starbucks Cina, ha spiegato che la situazione è migliorata un po’ con l’allentarsi delle restrizioni anti Covid. Subito dopo la riapertura di Shanghai a inizio giugno, sia il traffico che le vendite sono migliorate. Dal canto suo l’azienda sta cercando di concentrarsi sul lavoro sul lungo periodo, tenendo conto però che le interruzioni a breve termine sono sempre dietro l’angolo.

In effetti Starbucks Cina continua a essere ottimista, nonostante i cali delle vendite: entro fine anno conta di aprire 6.000 sedi in Cina. Lockdown e restrizioni cinesi permettendo, si intende.