Stati Uniti – Germania: il “cuoco di Putin” al centro di una crisi diplomatica

Il cuoco di Putin - o meglio, il suo aereo privato - è al centro di una diatriba diplomatica tra gli Stati Uniti e l'Europa.

Stati Uniti – Germania: il “cuoco di Putin” al centro di una crisi diplomatica

No, non è il caffé corretto che vi sta giocando un brutto scherzo: il titolo è corretto. La pietra dello scandalo, in questa complicata vicenda di geopolitica, è il lussuoso aereo privato di proprietà di Evgenij Prigozin, noto anche come il “cuoco di Putin“, parcheggiato dal 29 ottobre 2020 nello scalo berlinese di Schönefeld, in Germania. E agli Stati Uniti questa sosta prolungata non va proprio giù.

putin

Ok, qualche spiegazione più approfondita è decisamente d’obbligo. Il ruolo di Prigozin, infatti, va ben al di là della semplice arte gastronomica: è fondatore e proprietario della milizia Wagner, l’esercito privato che si occupa delle vicende troppo sporche per il Cremlino, e stando a un rapporto dell’intelligence tedesca sarebbe anche dietro a un’azienda di fake news che da anni diffonde su internet propaganda filorussa sui social network dell’occidente. Insomma, non è esattamente uno stinco di santo: come se non bastasse, è tutt’ora ricercato dall’Fbi per aver tentato di interferire nelle lezioni americane del 2016, vinte da Donald Trump. Il nome di Prigozin, inoltre, figura nella lista delle sanzioni ad personam varate dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea contro Mosca, che vietano agli individui indicati di entrare in Europa e permette alle forze dell’ordine di confiscare i loro beni.

Comprensibile dunque che il governo americano abbia chiesto a quello tedesco il sequestro dell’aereo. Peccato, però, che a Berlino si perda tempo a tergiversare e a discutere sul da farsi, senza però entrare in azione. Il problema (o la scusa, secondo gli americani) è che il jet appartiene a una società di comodo, che in realtà risulta essere una ditta fittizia controllata da Uni Jet, altra compagnia guidata da Artem Stepanov, fedelissimo del nostro “cuoco” e pilota dell’aereo in questione al momento dell’atterraggio a Berlino. Mal di testa? Beh, non è ancora finita. Il governo tedesco è spaccato tra chi vorrebbe accogliere la richiesta americana e chi invece si oppone per prudenza, e così, per temporeggiare, si è aperto un procedimento doganale per verificare lo stato di manutenzione del velivolo. Dopotutto, siamo in Germania: l’efficienza sul lavoro prima di tutto.