Tagli e licenziamenti nell’industria alimentare: il 2025 è stato un anno nero

Nel 2025 il settore alimentare ha perso decine di migliaia di posti di lavoro: vediamo i tagli più clamorosi di alcune delle più grandi aziende mondiali.

Tagli e licenziamenti nell’industria alimentare: il 2025 è stato un anno nero

La fine dell’anno è inesorabilmente periodo in cui si fanno i conti con gli undici mesi precedenti, e nel settore dell’industria alimentare e delle bevande il 2025 si è rivelato un anno davvero difficile.

Almeno una dozzina delle più grandi aziende hanno tagliato decine di migliaia di posti di lavoro, sia nel reparto operativo che nelle amministrazioni, ridimensionando in modo significativo le loro attività nel tentativo di tagliare i costi o contenere le spese, per fare fronti alla crisi dei consumi globale.

La speranza è che dopo questi ridimensionamenti forzati queste aziende possano affrontare un 2026 che si preannuncia ancora più mutevole e imprevedibile ritrovandosi più agili ed efficienti, con operatività più snelle e portfolio alleggeriti da marchi non più redditizi. Da Nestlé a Beyond Meat, vediamo quali sono stati i tagli più clamorosi di quest’anno.

I tagli più clamorosi del 2025

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Tra le aziende di più alto profilo che hanno annunciato tagli di posti di lavoro o chiusure di stabilimenti ci sono state Nestlé, General Mills e Molson Coors. Nestlé, in particolare, sta tagliando 16.000 posti di lavoro, ovvero il 6% della sua forza lavoro, per accelerare la svolta e puntare a un risparmio di 3,8 miliardi di dollari. L’amministratore delegato Philipp Navratil non è andato per il sottile, affermando che la multinazionale svizzera sarà “spietata” nella valutazione dei lavoratori.

Anche General Mills, produttrice di Cheerios, ha annunciato tagli nell’ambito di un piano di ristrutturazione pluriennale: l’iniziativa di trasformazione del colosso dei cereali dovrebbe costare 130 milioni di dollari, di cui oltre la metà destinati a spese per indennità di licenziamento.

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Oltre a queste ristrutturazioni generali, alcune aziende hanno affrontato sfide specifiche e uniche per i loro settori. Molson Coors, proprietaria di Miller Lite, sta tagliando 400 posti di lavoro aziendali, riducendo del 9% la sua forza lavoro, nell’ambito del suo posizionamento “oltre la birra”, con il nuovo amministratore delegato Rahul Goyal che ha sottolineato la necessità di trasformarsi “ancora più velocemente”.

Anche Beyond Meat ha licenziato circa il 6% dei suoi dipendenti a causa del continuo declino pluriennale del segmento delle carni a base vegetale: l’azienda ha visto i suoi ricavi precipitare del 20% nell’ultimo trimestre, attribuendo la colpa a un rallentamento nel commercio al dettaglio statunitense e in alcuni mercati internazionali di servizi di ristorazione.

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Altri giganti del settore hanno ridotto le operazioni per affrontare le pressioni del mercato: PepsiCo ha chiuso due stabilimenti Frito-Lay in Florida, licenziando 500 lavoratori. Queste chiusure rappresentano l’ultima risposta del gigante del settore alimentare e delle bevande al rallentamento del consumo di snack e al passaggio verso offerte più salutari.

Tyson Foods, la seconda azienda di carne più grande al mondo, ha chiuso un importante stabilimento di carne bovina in Nebraska, prevedendo il licenziamento di oltre 4.000 lavoratori in due strutture, certa di posizionarsi per un “successo a lungo termine” in un contesto di carenza di bestiame negli Stati Uniti. Perdue Farms ha licenziato 300 lavoratori presso un impianto di tacchini in Indiana, poiché la produzione del tradizionale alimento del Ringraziamento è scesa ai minimi degli ultimi tre decenni, a causa dell’influenza aviaria e del cambiamento delle abitudini dei consumatori.