Tortellini ai vigili del fuoco: la spiegazione italiana di comfort food

La 70enne di Gaggio Montano nel bolognese, che ha chiamato i pompieri per ringraziarli del lavoro che stanno facendo nelle zone del terremoto, ci ha dato la spiegazione più pertinente di cosa gli italiani intendano per comfort food

Tortellini ai vigili del fuoco: la spiegazione italiana di comfort food

Ci sono persone che non vanno al ristorante, nemmeno per ordinare un’amatriciana.

Ci sono persone che non sanno delle centinaia di iniziative che fioriscono sui social, anzi, non sanno nemmeno cosa sia, un social network.

Ci sono persone che non possono donare più di tanto, perché spesso non hanno quel superfluo che permette loro di essere così generose.

Persone, spesso anziani, che non possono fare molto, se non guardare la TV vedendo scorrere con un senso di impotenza quelle immagini che tutti noi, in questi giorni, non avremmo mai voluto vedere.

E avvertire comunque il desiderio, la necessità prepotente di volere in qualche modo partecipare, aiutare, condividere.

Come l’anziana signora che la scorsa sera ha telefonato al Comando dei  Vigili del Fuoco.

Non per una sua emergenza o difficoltà, non per chiedere aiuto, ma per donare.

Per donare la sua vicinanza, il suo affetto, il suo calore a quei ragazzi che, in Tv, continuavano a scavare ora dopo ora, senza sosta, impolverati, stanchi, a volte a mani nude, a volte piangendo. Quei ragazzi che avrebbero potuto essere come dei figli.

“Pronto…. Ascolti, io ho 70 anni –esordisce l’anziana al telefono– non è che posso fare molto, ma vi sono talmente vicina per quello che state facendo lassù che… guardi ho messo su il brodo, avevo anche dei tortellini e ho detto a mio marito “guarda, se potessi fare avere questa pentola ai vigili del fuoco lo farei volentieri.

Ma purtroppo sono qui, a Gaggio Montano (un comune del bolognese, n.d.r.), non posso venire. Ho fatto il brodo ieri e abbiamo detto ‘ma come facciamo a stare qui, a mangiare due tortellini quando loro non riescono neanche a mangiare… chissà che avranno mangiato da ieri l’altro, da ieri alle tre e mezza’…

Quei tortellini mi andranno di traverso –continua l’anziana– io vorrei fossero per voi, vorrei che fossero per voi! Purtroppo non posso cacciarli via perché noi bolognesi siamo fatti così..” prosegue la donna.

Del brodo caldo. Dei tortellini.

Nessuna iniziativa eclatante, nessun forma di aiuto concreto o materiale. Solo il  desiderio di  offrire, in qualche modo, un piatto caldo, un po’ di tortellini, un attimo di riposo e di serenità a quei ragazzi stanchi, per dar loro l’idea di essere tutti attorno a un tavolo, come in una tranquilla serata in famiglia, uniti attorno alle pietanze calde, come se nulla fosse mai successo.

Un po’ di pace, un piccolo intervallo di normalità e calore, un attimo di vita ordinaria: questo ha in realtà offerto l’anziana donna a quei ragazzi che vedeva lavorare stanchi in televisione. Il calore di una casa, il conforto di una famiglia, lo sguardo premuroso di una mamma.

Questo è stato il grande, commovente aiuto di questa donna che diceva con rassegnazione e rammarico “non posso fare molto”: un gesto di umanità. Un gesto schietto e spontaneo di amore incondizionato.

Solo un po’ di brodo caldo. Solo due tortellini.