Torino: chiude la Gelateria Popolare, “siamo detestati da tutti”

Una chiusura amara a Torino: quella della Gelateria Popolare di Porta Palazzo, luogo di cultura e di ritrovo che però - dicono i gestori - non è stato capito e supportato dai Torinesi.

Torino: chiude la Gelateria Popolare, “siamo detestati da tutti”

Chiude improvvisamente a Torino la Gelateria Popolare, e affida il suo addio a Facebook. La Gelateria Popolare era non solo una gelateria di grande qualità (si era guadagnata anche il ventiduesimo posto della nostra Top100 delle migliori gelaterie artigianali) ma anche un luogo di ritrovo per un quartiere non sempre facilissimo.

“Come tutte le cose che hanno un inizio, una durata e una fine anche la Gelateria Popolare Torino di Maurizio De Vecchi e C. alla fine di quest’anno conclude la sua breve intensa avventura. Sono stati tredici anni belli, difficili, stimolanti, faticosi”, si legge sulla pagina Facebook della gelateria. “Abbiamo cercato di portare avanti la nostra proposta, una gelateria in cui alla fine il gelato passava quasi in secondo piano, pur essendo fatto come noi meglio non sapevamo.

Un punto di incontro del quartiere, un luogo familiare, dove sentirsi accolti e a casa. Abbiamo cercato con tutti i nostri limiti di fornire al quartiere degli stimoli culturali. Abbiamo fatto musica, cercando di privilegiare artisti locali o di nicchia, con particolare attenzione al jazz, ma non solo. Abbiamo cercato di collaborare come potevamo con tutte le varie anime del quartiere, privilegiando le iniziative dal basso”. Ma, ammettono i titolari, “Qualcosa è andato storto”.

Qual è il problema? Il problema – a quanto dicono sui social – è che nessuno nel quartiere li ha mai supportati e forse sopportati. Già qualche mese fa, in effetti la gelateria era stata attaccata da un gruppo di “fascisti di zona”, come aveva denunciato sempre il titolare su Facebook.

“Dopo tredici anni scopriamo di essere detestati da tutti”, scrivono nel lungo post d’addio quelli della Gelateria Popolare. “Ci detestano i vicini da tutti e quattro i punti cardinali. Ci detestano i colleghi commercianti di zona, che chiudono alle sette e mezza e vivono fuori città, ma firmano esposti contro di noi, infastiditi dai nostri aperitivi. O che ci incontrano per strada quasi quotidianamente da tredici anni, ma girano platealmente la faccia da un’altra parte per non salutarci. Ci detesta la questura di Porta Palazzo, che ci ha inquadrati come simpatizzanti area antagonista.

E ci detesta giustamente l’area antagonista, che non ci considera certamente un presidio libertario, ma ci considera per quello che siamo, una gelateria con fini commerciali. Ci detestano i vigili, che per più di dieci anni hanno consentito ad un furgone di stare parcheggiato tutto il giorno in divieto di sosta sul marciapiede ostruendo quasi completamente la vista sulla porta della gelateria di via Borgo Dora. Mentre a noi, tra le altre, una multa di trecento euro per occupazione suolo pubblico non autorizzata, un tavolino piazzato sull’ingresso sempre di via Borgo Dora, con la vigilessa di turno (chiamata dai vicini, alle solite ore, le dieci o le undici di sera d’estate, non le quattro o le cinque del mattino) che mi dice “Lei penserà mica di poter fare il comodo suo?”

Per non parlare di quando ero a Livorno al capezzale di mia madre e gli stessi vigili, quelli di zona, quelli che ci conoscono, ci hanno sanzionato perché Issam aveva messo fuori le panchine senza autorizzazione… Eravamo ai primi di novembre, l’autorizzazione era scaduta al 31 ottobre. Multa, pagamento del suolo pubblico per i giorni in più con maggiorazione e relative spese. Non stiamo a citarne altre. Ci detesta l’attuale padrona di casa. Ci detesta la figlia dell’attuale padrona di casa. Ci detestano gli inquilini che abitano sopra di noi negli alloggi della figlia dell’attuale padrona di casa, disposti ad inventarsi qualunque cosa pur di farci cacciare via (e abbiamo i vocali delle loro diffamazioni).

Probabilmente ci detesta la Città, l’amministrazione cittadina, sempre ammesso che sappia della nostra esistenza, visto che ad esempio gli assessori alla cultura che si sono succeduti in questi anni non si sono mai degnati neanche di rispondere alle nostre mail.
Direi che può bastare, togliamo il disturbo”.

[Fonte: Il Corriere della Sera]