Torino: pasticceria aiuta famiglia di un dipendente morto per Covid, la storia raccontata dal sindaco

Il sindaco di Torino Chiara Appendino sui social esorta i cittadini a sostenere il commercio di prossimità, raccontando la storia di una pasticceria ai tempi del Coronavirus.

Torino: pasticceria aiuta famiglia di un dipendente morto per Covid, la storia raccontata dal sindaco

Una storia di solidarietà come tante in una pasticceria di Torino, dove titolari e colleghi hanno aiutato la famiglia di un dipendente morto per Covid-19: a raccontarla è il sindaco della città Chiara Appendino.

In un post su Facebook il sindaco ha spronato i suoi concittadini a fare acquisti di prossimità e ad aiutare con il proprio contributo le realtà commerciali messe in grande difficoltà da questa crisi sanitaria. Per farlo, Appendino ha scelto di usare come esempio la storia della Pasticceria Lupo, zona piazza Respighi, in Barriera di Milano.

“Lo abbiamo fatto con il cuore Sindaca, per tutti noi lui era un fratello. In questo quartiere siamo cresciuti insieme”, scrive il sindaco (o la sindaca, se preferisce) su Facebook. “Il “lui” di cui parla era un loro dipendente, che il maledetto Covid19 si è portato via. Alla notizia, titolari e colleghi hanno fatto una colletta per non lasciare sola la famiglia e aiutarla in uno dei momenti più bui che la vita ti possa riservare.
Io non so se in 37 anni di attività (il padre di Nicola, Nazareno, ha aperto nel 1983) abbiano mai visto un periodo così difficile.
Però posso dirvi cosa ho visto io.
Ho visto tanta forza e tanta voglia di ricominciare. Ho visto un’attenzione maniacale nel mettere in evidenza tutte le norme di sicurezza.
Ho visto clienti attendere diligentemente fuori il loro turno per prendere un caffè da asporto. Un semplice caffè, che però ha un vago sapore di normalità.
Non prendiamoci in giro, la Fase 2 è dura.
Al netto degli entusiasmi e di tutto quello che di bello si può dire.
La Fase 2 significa nuove, difficili, abitudini. Significa (sacrosante) regole sanitarie da rispettare. Significa non sapere se e quanto dovrai aspettare per entrare nel tuo negozio preferito. Ma anche non sapere se i tuoi clienti avranno voglia di attendere quel tempo, che non può dipendere solo da te. Però sentirmi dire, fuori dalla pasticceria: “Guardi sindaca, per noi essere qui ad aspettare vuol dire anche aiutare come possiamo”, mi ha riempito il cuore. E mi fa pensare che tutti insieme, questo enorme patrimonio della nostra comunità – fatto di artigiani, di imprenditori, di persone che ogni giorno si impegnano nella loro attività – possiamo preservarlo e farlo ripartire. Andiamo nei nostri esercizi di vicinato, farlo ora è uno straordinario gesto di amore e di solidarietà verso la nostra comunità.
Con responsabilità. Come sempre”.

[Immagine: Facebook]