Tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2026, Rasmus Munk sarà il primo chef della storia a cucinare nello spazio, servendo un menu appositamente concepito agli ospiti della Neptune, prima capsula spaziale della storia a zero impatto di CO2.
Ma il fascino del patron di Alchemist (nonché miglior cuoco del mondo secondo i Best Chef Awards del 2024) verso il cielo e l’impegno per la riduzione di anidride carbonica non si limiteranno però ad un esercizio gourmet per un ristretto numero di turisti spaziali ricconi, ma evolve in un progetto davvero fantascientifico, con l’idea di produrre letteralmente cibo dall’aria.
Munk ha infatti unito le forze con un consorzio internazionale attraverso il suo centro di innovazione alimentare, Spora, e l’obiettivo è tanto ambizioso quanto rivoluzionario: creare alimenti gustosi e nutrienti partendo dalle proteine derivate dalla CO2, con il potenziale di sfamare oltre un miliardo di persone ogni anno.
Cibo dall’anidride carbonica
Spora ha da poco avviato la seconda fase del progetto globale “Acetate to Food”, finanziato da due giganti della filantropia, la Fondazione Novo Nordisk e la Fondazione Gates, proprio quella di Bill Gates e della moglie Melinda: questa iniziativa pionieristica mira a trasformare una delle nostre maggiori passività climatiche, l’anidride carbonica, in una risorsa preziosa per combattere l’insicurezza alimentare. “Siamo estremamente orgogliosi che due delle più grandi fondazioni del mondo ci abbiano scelto come partner in questo ambizioso progetto con il potenziale di sfamare più di un miliardo di persone ogni anno”, ha dichiarato Rasmus Munk.
Il processo tecnologico sostituisce lo zucchero necessario nei processi di fermentazione, la cui produzione richiede un grande dispendio di risorse, con l’acetato derivato dalla CO₂, alimentando microrganismi che, a loro volta, producono proteine di alta qualità. “Quando il consorzio è iniziato due anni fa, il cibo da CO2 sembrava fantascienza. Entro i prossimi due anni, ci aspettiamo di vedere prototipi pronti per i test dei consumatori”, ha affermato Claus Felby, della Fondazione Novo Nordisk.
Il ruolo di Spora sarà quello di tradurre la scienza in piatti che abbiano un senso gastronomico, combinando creatività culinaria e rigore scientifico: “affrontiamo una crisi alimentare e climatica globale e abbiamo bisogno di soluzioni radicali. La tecnologia sviluppata nella prima fase può rimodellare il nostro modo di produrre cibo – e non vedo l’ora di trasformarla in ingredienti nutrienti e soprattutto deliziosi per il futuro”, ha aggiunto Munk.
L’obiettivo finale è sviluppare alimenti proteici per tutti i giorni, con un basso impatto ambientale e un ampio pubblico che possano apprezzarli, specialmente nelle comunità a basso reddito. Lavorando con chef e comunità locali, il progetto garantirà che i nuovi alimenti onorino i sapori e le culture del territorio: “questo progetto non riguarda solo la scienza. Riguarda il cambiamento del modo in cui nutriamo il mondo, e l’assicurarsi che il cibo del futuro sia sostenibile, accessibile e irresistibilmente buono”, ha concluso Munk.
Con un finanziamento di 21,7 milioni di euro per i prossimi due anni, il futuro del cibo potrebbe essere davvero -letteralmente- nell’aria.