Treviso, in un bar: “5 shot gratis se porti la quinta e fai vedere il seno”

In base alla taglia di reggiseno si possono vincere shot gratuiti. Il cartello affisso in un bar di Treviso ha fatto il giro del web

Treviso, in un bar: “5 shot gratis se porti la quinta e fai vedere il seno”

Fai vedere il seno, più ce l’hai grosso più shot vinci. Il cartello è affisso in un bar di Treviso e a fotografarlo e condividerlo su Instagram è stato Andrea, uno psicoterapeuta che si era fermato nel locale per una pausa pranzo.

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[#localenormale] Ieri ho fatto #formazione a #Treviso, in centro. Finita la prima tranche di lavoro verso le 12e50, ci accordiamo con i titolari di riprendere dopo un’oretta. Così decido di godermi la pausa pranzo, restando in centro. Opto per due tramezzini e uno spritz. Avendo poco tempo, gironzolo per la città, fino a quando trovò un barettino… Anonimo, abbastanza pulito e vuoto. Guardo la vetrinetta dei tramezzini, scelgo, ordino lo #spritz e vado in bagno a fare pipì e a lavarmi le mani. All’uscita, trovo tramezzini e spritz al banco. Comincio a sorseggiare, guardandomi attorno. Prendo piatto e bicchiere per portarli al tavolo, quando mi imbatto in questo “cartello”. Resto in silenzio, attonito. Basito. Guardo in faccia il titolare. Giovane. Atletico. Cupo. Penso a #Lombroso, penso a quanto stiamo cadendo in basso. Penso a che degrado generiamo ogni giorno. Rileggo le parole. Le fotografo, senza che lui possa notare nulla. Rileggo, ancora. La squalifica per la donna è disarmante, nelle parole di questo deficiente. La squalifica misurata addirittura per taglia di reggiseno o per #disponibilità #sessuale. E questo deficiente pensa pure di essere simpatico. La chiusura è disarmante. Poso il bicchiere, i tramezzini sono lì. Intonsi. Come intonse sono le funzioni cerebrali superiori di questo deficiente. Dal latino. Ma lui non saprà nemmeno l’italiano. E si lamenterà di sicuro degli stranieri che ci rubano il lavoro o che stuprano le nostre donne… Non si accorge minimamente che in queste sue parole c’è una forma di violenza così sottile da diventare uno stupro lento e continuato. A cui ci si abitua. Silenziosamente. Ho pagato, l’ho guardato negli occhi. L’ho salutato, augurandogli di non riuscire a diventare padre. Naturalmente non ha capito. Capisce solo cose grevi. Dobbiamo ribellarci. Basta. Basta con questo vuoto di valori. La domanda con cui esco dal locale è potente: “Perché nessuno degli avventori di questo locale ha mai detto nulla? Perché devo essere io il primo a denunciare questo degrado intellettuale? Il “cartello” è evidentemente appeso da tempo, perché nessuno ha mai sollevato la questione? La dignità della donna non vale più nulla?”

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“Mi imbatto in questo cartello: resto in silenzio, attonito, basito. Guardo in faccia il titolare: giovane, atletico, cupo. Penso a che degrado generiamo ogni giorno. La squalifica per la donna è disarmante, la squalifica misurata addirittura per taglia di reggiseno o per disponibilità sessuale”, si legge sul profilo dello psicoterapeuta.” La domanda con cui esco dal locale è potente – hai poi continuato. Perché nessuno degli avventori di questo locale ha mai detto nulla? Perché devo essere io il primo a denunciare questo degrado intellettuale? Il “cartello” è evidentemente appeso da tempo, perché nessuno ha mai sollevato la questione? La dignità della donna non vale più nulla?”.

Scoppiata la polemica sui social, Angelo, il proprietario si affretta a dire la sua al Corriere del Veneto: “Ognuno pensi ciò che vuole, ma questo era uno scherzo”. “Il cartello – ha poi continuato – è appeso da 6 anni e nessuno ha mai detto nulla”.

 

[Fonte La Repubblica – Photo Credit: Andrea Sales Instagram]