Vendemmia 2022, si parte con 7 giorni di anticipo: si stima un calo di produzione del 10%

La vendemmia 2022 parte con sette giorni di anticipo rispetto allo scorso anno: siccità e caldo hanno messo a dura prova i vigneti.

Vendemmia 2022, si parte con 7 giorni di anticipo: si stima un calo di produzione del 10%

Una notizia che, di fatto, non dovrebbe sorprendere nessuno: le temperature eccessivamente alte degli ultimi mesi e la morsa della siccità stanno determinando raccolte anticipate in sempre più ambiti: dalle colture di pomodori alla discesa delle mucche da latte dagli alpeggi, quest’anno l’orologio biologico corre inesorabile e occorre per l’appunto giocare di anticipo. È il caso anche della vendemmia, che di fatto prende il via libera sette giorni prima rispetto alla scorso anno rischiando, tuttavia, un taglio della produzione del 10%: è quanto emerso dall’analisi della Coldiretti, che per l’appunto stima un calo produttivo che si aggira intorno ai 45,5 milioni di ettolitri anche se, a quanto pare, molto dipenderà sia dall’evoluzione delle temperature sia dall’assenza di nubifragi e grandinate

Vendemmia Champagne

Importante notare, però, che nonostante l’emergenza idrica i produttori si aspettano un’annata di buona o addirittura ottima qualità – anche se, come accennato poco fa, i prossimi mesi saranno assolutamente determinanti. Al di là del clima il grande ostacolo della vendemmia 2022 rimane la mancanza di manodopera: “Occorre superare al più presto i vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali” si legge in una nota redatta da Coldiretti. “Appena 10mila stagionali sui 42mila previsti dal decreto flussi 2021 hanno iniziato a lavorare nelle campagne. Dal Trentino al Veneto passando per l’Emilia fino ad arrivare in Basilicata la situazione è diventata drammatica”.

Un allarme, quello inerente alla manodopera, che di fatto abbraccia l’intera filiera agricola: “Non è possibile che per colpa della burocrazia le imprese perdano il lavoro di una intera annata agraria” spiega a tal proposito il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. “Specialmente dopo aver affrontato peraltro i danni della siccità e un pesante aumento dei costi di produzione determinato dalla guerra in Ucraina”. Il che è vero, per carità – vedere i frutti del proprio lavoro appassire è straziante -, sicuri, però, che il problema sia la burocrazia e non la busta paga?