Vino, continua la diatriba interna al Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia

Lo scontro interno al Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia continua a imperversare, senza che si riesca a nominare un presidente.

Vino, continua la diatriba interna al Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia

C’è (ancora) aria di conflitto all’interno del Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia: in seguito al passaggio del testimone dell’ex presidente Stefano Di Marzio, infatti, le fazioni interne all’associazione non sono ancora riuscite a trovare un accordo su di un bene condiviso. A tal proposito, alcuni dei membri del Consorzio (tra cui lo stesso Di Marzo) hanno redatto una nota in cui espongono l’interesse principale di “un consorzio di tutela”, e cioè “il buon funzionamento della filiera vitivinicola di un territorio”.

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Un obiettivo che, di fatto, dovrebbe essere raggiunto operando tenendo conto “della complessità delle sue anime e creando condizioni di armonia e sinergia”, che al momento (in cui si dovrebbero rinnovare le cariche sociali) sono venute a mancare. “È andato emergendo un gruppo critico che si è concentrato sulla ricerca di divisioni pensando bene che una politica di scontro piuttosto che di confronto possa portare a più rosee prospettive per la filiera vitivinicola irpina” si legge nella nota in questione, che continua spiegando come il gruppo sopracitato goda principalmente del sostegno della società Feudi di San Gregorio e voglia candidare a presidente l’amministratore della società Enovit.

“In questo contesto gli scriventi hanno a più riprese proposto di riflettere su una questione di fondo: quando un consorzio di tutela, con tutte le complessità esposte, si spacca in due, finendo per cadere nel baratro della conta della serva, vengono meno i presupposti essenziali dello stare insieme” si legge ancora. Da qui i tentativi per giungere a una sintesi che potesse soddisfare tutte le parti, come la proposta di una lista unitaria composta da un egual numero di membri affidando il titolo di Presidente al Consiglio di Amministrazione. “Ad oggi ogni tentativo è, purtroppo, caduto nel vuoto. Ciò che lascia perplessi è che chi dovrebbe si rifiuta di considerare che alla base della proposta di una soluzione unitaria era ed è la consapevolezza che, proseguendo su questa china, l’eventuale vincitore può essere incerto ma è certo il vero sconfitto: il consorzio di tutela dei vini d’Irpinia, che subirà un drastico ridimensionamento del suo peso politico, con una filiera lacera che faticherà a riaprire un dialogo tra posizioni radicalizzate. Delle conseguenze di certi comportamenti, evidentemente, ciascuno si assumerà le proprie responsabilità”.